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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 15:25.

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Sarkozy proporrà alla Ue bombardamenti mirati sulla Libia. Nella foto il vertice Nato (Reuters)Sarkozy proporrà alla Ue bombardamenti mirati sulla Libia. Nella foto il vertice Nato (Reuters)

La giornata di scontri in Libia sembra far segnare una netta affermazione delle forze fedeli al colonnello Gheddafi, che hanno ripreso il centro petrolifero di Ras Lanuf e l'avamposto degli insorti Zawiyah, mentre da Washington il capo dell'intelligence americana dice apertamente che, se le cose non cambieranno le forze fedeli al regime finiranno per prevalere. Data la situazione la diplomazia internazionale sta cercando di trovare un difficile accordo.

Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha ribadito che gli Stati Uniti sono in contatto diretto con l'opposizione: «Siamo in contatto diretto con l'opposizione - ha detto Carney durante il briefing quotidiano - questo include importanti membri del Consiglio e altre persone in Libia. Ci stiamo coordinando con l'opposizione per determinare il modo migliore per sostenere le loro aspirazioni». Lo stesso segretario di stato, Hillary Clinton, si è detta pronta a incontrare esponenti dell'opposizione e ha dato ordine di sospendere le relazioni diplomatiche con la Libia.
Da Bruxelles, intanto, il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, annuncia la disponibilità dell'alleanza atlantica a intervenire, a patto che siano rispettate alcune condizioni. Rasmussen ha esplicitamente dichiarato che «qualsiasi azione di tipo militare della Nato, necessiterà di «un chiaro mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». La Nato - ha detto oggi Rasmussen in apertura del summit Nato - è pronta a sostenere una missione umanitaria in Libia e a valutare anche «altre opzioni» come quella militare ma solo a patto che si realizzino tre condizioni ritenute necessarie: «una dimostrata necessità di intervento, un chiaro mandato legale e un fermo supporto regionale».

Sarkozy: sì a bombardamenti mirati in Libia
Ad animare il dibattito politico, però, è stata anche una doppia mossa da parte francese. Parigi ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione, mentre il presidente Sarkozy (che ha incontrato oggi emissari dei ribelli) ha evocato la possibilità di bombardamenti mirati. Una doppia mossa che sembra dividere la Ue e a cui ha subito risposto anche il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che ha sottolineato come l'eventuale riconoscimento di un paese è «una cosa seria» e non «un giochino», e che va fatto «dall'Ue tutta insieme» e non dagli stati membri in ordine sparso. Frattini ha inoltre precisato che Roma «non parteciperà a bombardamenti mirati su territorio libico». La posizione della Francia, però, stando a quanto riferiscono fonti citate da Le Nouvel Observateur, sarebbe molto decisa. Il presidente francese avrebbe infatti assicurato ai rappresentanti dell'opposizione libica che Parigi è pronta, «se necessario, ad effettuare bombardamenti anche da sola».

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