Dall'amicizia con Alfano alle inchieste per concorso esterno alla mafia: ecco chi è il ministro Saverio Romano

Ha la «faccia della responsabilità» (parole sue). E quella faccia forse è servita a superare le perplessità del Quirinale dove oggi Saverio Romano, siciliano di Belmonte Mezzagno, 46 anni compiuti alla vigilia di Natale, è salito insieme al premier Silvio Berlusconi per giurare da nuovo ministro dell'Agricoltura. Già perché l'ex presidente dell'Ircac, il più grande ente creditizio siciliano, ha portato con sé davanti al capo dello stato, Giorgio Napolitano, un passato non proprio cristallino visti i sospetti di contiguità con la mafia che continuano a sfiorarlo.

Le inchieste per mafia e i dubbi del Quirinale
Indagato una prima volta per concorso esterno alla mafia nel 2003, la sua posizione è stata poi archiviata. Ma qualche anno dopo Massimo Ciancimino, figlio di Vito, l'ex sindaco mafioso di Palermo, lo ha incluso nell'elenco dei parlamentari a cui sarebbero finiti i soldi provenienti dal tesoro del padre. Da qui una indagine, tuttora aperta, per corruzione aggravata. Senza contare che un altro pentito, Francesco Campanella, raccontò di presunti incontri con esponenti delle cosche. Facendo scattare una nuova inchiesta della procura di Palermo per concorso in associazione mafiosa. E proprio ieri il gip Giuliano Castiglia ha deciso di non archiviare l'indagine convocando un'udienza per il primo aprile in cui ascolterà le parti.

Dal collegio di Bagheria all'exploit elettorale del 2009
Traversie giudiziarie che comunque non ne hanno fermato l'ascesa cominciata nella sua terra dove Romano fu eletto per la prima volta nel 2001 a Bagheria ed entrò nel governo Berlusconi III come sottosegretario al Lavoro. Poi la riconferma alla Camera nelle successive legislature e la scalata rapidissima all'interno dell'Udc siciliano di cui diventa segretario regionale per acclamazione nel marzo 2007. Due anni prima del suo exploit elettorale che gli ha garantito l'appellativo di "mister centomila preferenze": il più votato dell'Udc alle europee del 2009. Un primato da formidabile collettore di consensi anche se lui si schernisce. «La mia carriera politica non ha prezzo, non sono a caccia di incarichi prestigiosi. Ringrazio - disse poco tempo fa in una intervista - chi mi fa apprezzamenti ma guardo all'oggi».

Il divorzio dal maestro Mannino e il sodalizio con Cuffaro
Anche perché il suo passato ha già fatto capire di che pasta è fatto. Quando, per esempio, contestò apertamente le scelte di Casini (sul terzo polo e sulla giustizia): «l'unica voce fuori dal coro», si definì lui stesso. E quel "coro" lo avrebbe abbandonato di lì a poco. Così come, qualche mese più tardi, avrebbe abbandonato anche il suo vecchio maestro, Calogero Mannino, con cui ha mosso i primi passi. «Ha perso la bussola e ha mostrato scarsa capacità politica», disse di lui l'ex ministro Dc che non ha aderito al gruppo dei responsabili. Romano ha incassato con fair play restando accanto, invece, all'altro suo nume tutelare: l'ex governatore Sasà Cuffaro, condannato per favoreggiamento delle cosche e ora in carcere a Rebibbia. «È un eroe», dice di lui Romano.

L'amicizia di lunga data con Angelino Alfano
Ma Cuffaro è soprattutto un amico carissimo del nuovo ministro proprio come il guardasigilli Angelino Alfano che conosce da quando i due militavano nel movimento giovanile della Dc, di cui Romano è stato segretario siciliano. E anche se quei tempi sono lontani la sua citazione preferita non cambia. «Sono un democristiano della prima ora, nel cuore e nella mente». Certo poi lo scudo crociato è ormai acqua passata, almeno in Parlamento. Perché Romano ha voltato le spalle all'Udc e a Pierferdinando Casini, in polemica con la scelta dei centristi di appoggiare il quarto governo Lombardo e ha fondato con altri quattro deputati la pattuglia dei Popolari per l'Italia di domani.

©RIPRODUZIONE RISERVATA