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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 20:29.

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Colpito il cuore del made in JapanColpito il cuore del made in Japan

Il più grande terremoto che abbia mai colpito il Giappone, per la prima volta nel Sol Levante al livello 8.9 della scala Richter, potrebbe non avere una portata devastante anche per l'economia nipponica, l'andamento del Pil, la Borsa e il Nikkei, lo yen, il rating sovrano e i conti pubblici, questi ultimi tra l'altro già parecchio disastrati. Ad avanzare questa ipotesi, sia pur con tutte le cautele del caso perché gli impatti economici e finanziari del sisma e soprattutto dello tsunami sono all'istante difficilmente prevedibili, è la Nomura, la più grande investment bank giapponese: che per prima cosa mette in guardia gli investitori dal trattenersi nel giungere a conclusioni affrettate tracciando paralleli sommari con il terremoto di Kobe del 1995.

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L'impatto negativo sul Pil più contenuto di quanto si tema
L'impatto negativo sul Pil di questo sisma e in particolar modo dello tsunami potrebbe essere più contenuto di quanto si possa temere e di breve termine, seguito da un rimbalzo nel caso il governo dovesse adottare politiche fiscali massicce di sostegno per la ricostruzione del paese come avvenne nel caso di Kobe. Anche la Banca centrale giapponese si è detta pronta a intervenire con misure a favore della stabilità dei mercati finanziari, iniettando liquidità se ve ne fosse bisogno per evitare cedimenti sul fronte bancario. La Borsa, dopo un ribasso importante iniziale, potrebbe recuperare terreno in tempi brevi. In quanto allo yen, un forte apprezzamento contro il dollaro Usa per via del rimpatrio dei capitali in Giappone post-sisma è sicuramente una possibilità: ma bisogna ricordare che il rialzo dello yen nel '95 va collegato strettamente al fallimento di Barings bank che avvenne sei settimane dopo il sisma di Kobe.

Colpita area industrializzata che genera il 2% del Pil
In una conference call-lampo organizzata per la clientela istituzionale di tutto il mondo, quattro esperti di Nomura hanno fatto un primo bilancio e hanno delineato futuri possibili scenari, alternando i toni drammatici per il drammatico impatto umano del terremoto e dello tsunami («nessuno dei nostri colleghi ha perso la vita, a quello che ci risulta, stanno tutti rientrando a casa a piedi») ai commenti prudentemente rassicuranti per i risvolti per l'economia, la Borsa, il cambio. «La lezione che abbiamo imparato dal terremoto di Kobe è che allora le previsioni si rivelarono molto peggiori rispetto a quanto avvenne realmente all'economia e all'andamento del Pil», è stata la precisazione del chief economist per l'Europa Peter Westaway. I due terremoti, quello attuale e Kobe, si presentano - almeno per ora - diversi, è la tesi di Nomura. Il sisma del '95 colpì una città e quindi direttamente un'area urbana densamente popolata. Questo terremoto potrebbe avere un impatto meno grave proprio per questo mentre invece, a differenza di Kobe, l'effetto più devastante questa volta dovrebbe essere provocato dallo tsunami - l'onda alta 10 metri che ha devastato il porto di Sendai nella regione di Miyagi circa 300 chilometri a nord est di Tokyo - in un'area dove si concentrano industrie manifatturiere, molte specializzate in alta tecnologia che pesano sotto il 2%, (l'1,7% circa), del Pil giapponese. «Andrà valutato soprattutto l'impatto dell'onda, con i danni più gravi concentrati sulla costa», hanno affermato più volte nella conference call.

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