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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 10:40.

Un punto di svolta nell'economia criminale lombarda: la logistica. Ed un punto di svolta nella società criminale lombardo-calabrese: il controllo ferreo del territorio. L'operazione "Redox-Caposaldo" che questa mattina ha portato all'esecuzione di 35 ordinanze di custodia cautelare in carcere - chieste dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e disposte dal Gip Giuseppe Gennari - al tempo stesso cambia lo scenario finora conosciuto e rafforza l'intuizione della Procura nazionale antimafia che, nella relazione di fine 2010, aveva parlato di «colonizzazione della ‘ndrangheta in Lombardia».
Abbandonate da almeno 40 anni coppola e lupara, le mafie borghesi oggi controllano ampi settori dell'economia milanese e lombarda. L'operazione di oggi svela che la cosca Flachi (per la quale secondo la magistratura antimafia non opera più solo il vecchio boss Pepe ma anche membri della famiglia, lombardi a tutti gli effetti, da anni presenti nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro e da sempre affiliati al clan Pesce di Rosarno) aveva diversificato i propri interessi nella logistica, attraverso i servizi di distribuzione della Tnt (ex Traco), una società che in tutto il mondo si occupa della consegna di pacchi e posta a domicilio. Il sistema era quello del subappalto per la Lombardia, vale a dire del flusso secondario effettuato con consorzi e cooperative di trasporto che detengono camion di proprietà e dunque Tnt in questa vicenda è sicuramente parte lesa.
Un controllo che durava da almeno un paio di anni – secondo quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche – anche se in realtà le sporadiche presenze della ‘ndrangheta in questo settore erano state già segnalate nel tempo.
L'ordinanza – con la quale è stato anche disposto il sequestro di due milioni di beni e nella quale entrano personaggi del calibro di Paolo Martino e Giuseppe Romeo – svela, secondo l'accusa, un'associazione segreta di stampo mafioso dedita a estorsioni, smaltimento illecito di rifiuti e traffico di droga.
Quel che inquieta è il controllo, anzi in certi casi il dominio del territorio, come dimostra il pizzo imposto agli ambulanti che vendono prodotti commerciali e alimentari nei punti strategici di Milano e zone limitrofe. Il Gip Gennari sottolinea che «giammai il dominio del clan è posto in discussione da chi subisce queste regole e le regole le scrivono i calabresi e non si discute». Il clan dei Flachi gestiva la "security" in molti, notissimi, locali notturni, praticava l'estorsione agli esercizi pubblici nelle stazioni della metropolitana, l'attività di "pizzo" ai chioschi dei "porchettari", controllava i posteggi fuori dalle discoteche più celebri e aveva persino imposto una "tassa" a chi intendeva spacciare in alcune piazze della città.
Chi prova a opporsi fa una brutta fine. Il minimo che possa capitare è trovarsi il furgone incendiato. «Il capillare controllo del territorio operato dal gruppo Flachi in modo durevole nel tempo – continua il Gip nelle 35 pagine di ordinanza – presuppone un'organizzazione di mezzi e persone assolutamente rilevante e intrinsecamente convincente che solo una presenza criminale consolidata può assicurare».
L'ultima cosa che i magistrati segnalano è l'assoluto silenzio, anche quando vengono incendiati mezzi e chioschi. Nessuna denuncia. Segno che la "colonizzazione" è più reale di quanto le pagine di una relazione antimafia possano descrivere.
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