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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 18:13.

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Il presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni unico leghista presente in aula oggi, 15 marzo 2011, durante l'esecuzione dell'inno d'Italia in apertura dei lavori. (MATTEO BAZZI / ANSA)Il presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni unico leghista presente in aula oggi, 15 marzo 2011, durante l'esecuzione dell'inno d'Italia in apertura dei lavori. (MATTEO BAZZI / ANSA)

L'opposizione chiede a gran voce l'intervento del presidente del Consiglio. Alla vigilia delle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia il caso lombardo diventa una questione nazionale. Al Pirellone i consiglieri regionali lombardi della Lega Nord, come annunciato, non hanno partecipato all'esecuzione dell'Inno di Mameli che ha aperto la seduta dell'assemblea, secondo quanto stabilisce la legge lombarda per le celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia, legge che il Carroccio non ha votato. In aula c'era solo il presidente Davide Boni che, ha spiegato, «ha assicurato la sua presenza per il ruolo istituzionale». Gli altri leghisti, fra cui gli assessori e Renzo Bossi, sono rimasti alla bouvette a prendere un caffè e a fare colazione.

Tutti gli altri consiglieri regionali, invece, si sono alzati in piedi dietro i loro banchi, indossando chi una coccarda tricolore, chi una spilla o chi addirittura mostrando una bandiera italiana nel taschino della giacca, come l'assessore Romano La Russa. In aula anche il governatore Roberto Formigoni. Che poi ha stigmatizzato la decisione del Carroccio: «Settanta secondi di inno di Mameli non fanno male a nessuno, sono un simbolo importante di quello che siamo». «La Lombardia - ha sottolineato - ha avuto una parte molto grande nella costruzione dell'unità d'Italia, sia in termini di contributo di sangue che di ideali, e ancora oggi continuiamo ad essere la locomotiva dello sviluppo dell'Italia in Europa e nel mondo». «Ci riconosciamo - ha concluso Formigoni - in un Paese che deve diventare sempre più protagonista nel mondo».

Polemiche anche a Genova nella solenne seduta congiunta dei consigli della Regione Liguria, del Comune e della Provincia per i 150 dell'Unità d'Italia. La Lega Nord non si è presentata alle celebrazioni e i consiglieri del Pdl non hanno applaudito ma hanno espresso critiche alla «faziosità» dello storico Antonio Gibelli. La cerimonia è stata caratterizzata dagli interventi forti dei due relatori, i docenti universitari Antonio Gibelli e Giovanni Marongiu. Entusiasta la folla che ha gremito Palazzo Ducale e che ha applaudito a lungo sia i due interventi che l'Inno di Mameli. Gibelli ha rimproverato alla classe dirigente di essere «arrivata a questo appuntamento con molta reticenza, dando l'impressione di viverlo come una spesa inutile e un' incombenza che avrebbe preferito evitare». «È fazioso» ha detto il capogruppo regionale del Pdl Matteo Rosso; «ha dato giudizi invece di raccontare i fatti» ha aggiunto il segretario ligure della Lega Nord, Francesco Bruzzone, presente solo a titolo istituzionale perchè membro del consiglio di presidenza dell'Assemblea legislativa ligure.

Critiche alla Lega in Lombardia arrivano anche da esponenti del Pdl. L'assessore alla sicurezza e coordinatore provinciale pidiellino Romano La Russa esprime «totale disprezzo per un gesto inqualificabile». «Chi non rende onore alla propria bandiera, al proprio inno e alla Patria - sottolinea - non può che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina». Anche il capogruppo del Pdl in Regione Lombardia, Paolo Valentini attacca gli alleati di governo. «Non fa per nulla piacere sapere - dice - che il presidente del Consiglio Boni non perde mai occasione per svilire il significato di una ricorrenza, i 150 anni dell'Unità d'Italia, che la stragrande maggioranza degli italiani e dei lombardi vuole celebrare adeguatamente».

Pesanti gli echi sul fronte nazionale. Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato chiede al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di «intervenire sul comportamento dei suoi alleati e di stigmatizzarlo senza ambiguità». Finocchiaro considera l'atteggiamento del Carroccio «inqualificabile». E sottolinea come la Lega sia una forza di governo «con autorevoli ministri che, al momento dell'insediamento, hanno giurato fedeltà alla Repubblica, rappresentata dal Tricolore e dall'Inno, nelle mani del Presidente Napolitano. Dunque, uscire da un consiglio regionale mentre suona l'inno di Mameli alla vigilia del 150 anniversario dell'unità d'Italia, è un atto grave che sconfessa nella sostanza quel giuramento».

Sulla stessa linea Pdci-Federazione della sinistra. Il coordinatore della segreteria nazionale Alessandro Pignatiello invita «i leghisti che fanno parte del governo» o «a dissociarsi pubblicamente da quanto fatto dai loro colleghi di partito a Milano» oppure ad «uscire immediatamente dal governo nazionale della Repubblica italiana, che come recita la Costituzione è una e indivisibile, e sulla quale hanno giurato prima di fare i ministri. La Lega è secessionista». Per l'Idv il comportamento dei consiglieri leghisti costituisce «un vero e proprio schiaffo al Paese». «Se non si sentono italiani si dimettano e rifiutino il lauto stipendio che gli arriva puntuale a fine mese» afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

Intanto il ddl per la conversione in legge del decreto che stabilisce per il 17 marzo 2011 la festa per i 150 anni dell'Unità d'Italia ha iniziato la sua corsa in commissione Affari Costituzionali del Senato, in attesa che domani almeno un ramo del Parlamento lo approvi, possibilmente all'unanimità. Il testo, costituito di due soli articoli, è stato licenziato dal Consiglio dei ministri il 18 febbraio scorso, per essere poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22. C'è dunque tempo fino al 22 aprile per la conversione in legge, ma intanto nell'esame di oggi è già emersa la necessità di qualche emendamento correttivo del testo originale.

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