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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 18:13.

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Il presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni unico leghista presente in aula oggi, 15 marzo 2011, durante l'esecuzione dell'inno d'Italia in apertura dei lavori. (MATTEO BAZZI / ANSA)Il presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni unico leghista presente in aula oggi, 15 marzo 2011, durante l'esecuzione dell'inno d'Italia in apertura dei lavori. (MATTEO BAZZI / ANSA)

Le modifiche al testo originale, il mancato voto leghista in Cdm, i consiglieri del Carroccio che oggi hanno l'asciato l'aula del consiglio regionale lombardio prima dell'Inno di Mameli e il fatto che, a quanto pare, nessuno se non l'Idv al Senato si è dato premura di convertire il decreto in legge prima della celebrazione della Festa, hanno ridato forza all'ipotesi che quello sul 17 marzo possa essere un decreto 'a perdere', cioè un testo da lasciar decadere dopo la celebrazione della festa istituita. Nelle scorse settimane, infatti, si era detto che il decreto senza conversione potesse essere un escamotage per non esporre la maggioranza parlamentare al pericolo di vedere una sua componente, la Lega, votare in maniera difforme dal resto degli emicicli, rendendo di fatto indispensabili i voti della minoranza per l'approvazione della norma. Un rischio non esiste secondo il relatore del ddl, Andrea Pastore. Che sottolinea come «i tempi per una conversione ci siano tutti» e per ora non vede «problemi nemmeno da parte della Lega».

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