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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 14:20.
Non pecca certo di immodestia. Almeno a giudicare dalla sua ultima, e finora unica, fatica letteraria. «Il Nordest sono io»: un pamphlet-intervista in cui attacca come un rullo compressore tutto e tutti. A cominciare dai suoi compagni di partito. «Sarà meglio che a Roma io non ci sia, al governo e in Parlamento, perché non potrei mai votare un altro indulto». Confessioni di altri tempi, però. Visto e considerato che a Roma l'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, classe 1956 e convolato a nozze 53 anni più tardi, ci è poi arrivato. Per sedere sulla poltrona più alta del ministero dell'Agricoltura, che ora è in procinto di lasciare per trasferirsi armi e bagagli ai Beni culturali.
La battuta: alla Cultura servono fortuna e idee
Più croce che delizia per il suo predecessore (Sandro Bondi), ma Galan che è uomo tutto d'un pezzo, schietto e navigato, ha già fatto capire di che pasta è fatto. «Continuo a fare il ministro dell'Agricoltura - si è lasciato andare appena qualche giorno fa - ma, se dovesse succedere qualcosa, qualche buona idea ce l'ho, oltre a quella buona dose di fortuna che mi ha sempre accompagnato. E la cultura, oggi, ha proprio bisogno di questo: di fortuna e di idee». Che al ministro non sono mai mancate. Anche quando hanno fatto scalpore. Perché l'ex governatore non è uno che le manda a dire. Come quando, dopo 15 anni di presidenza del Veneto, incassò il benservito da Silvio Berlusconi, costretto a cedere al pressing della Lega che reclamava quella poltrona per Luca Zaia. «Quanto avvenuto è peggio di un tradimento, e cioè un errore», fu il suo commento lapidario e amaro.
Lo scontro continuo con il Carroccio
Un ko politico difficile da digerire e archiviato a stento. «Considero un dramma il passaggio del Veneto in mani leghiste», dirà ancora qualche mese dopo. Franco e tranchant, insomma, anche a costo di andare allo scontro con il Carroccio. Che, per la verità, non ha mai accettato la sua nomina. E, sin dal suo esordio, l'ex Doge ha dato battaglia a Bossi ai suoi. Lo ha fatto sulle multe per le quote latte, strenuamente avversate dal vecchio ministro Zaia, mettendo sul tavolo del premier addirittura le sue dimissioni. «Sulle quote latte i compromessi, un'arte nobilissima in politica, ci sono già stati in passato. Ora è tempo di rispettare le regole». Le stesse regole richiamate anche davanti all'invito a non pagare più le tasse lanciato dal presidente del Veneto all'indomani della terribile ondata di maltempo che colpì la regione. «Capisco la reazione istintiva, ma occorre più freddezza. Non pagare le tasse è il desiderio recondito di ogni italiano. Ma non si fa, non sono d'accordo con Zaia».
Campione di consensi nel 2009
Solo una delle tante stoccate verso la Lega. Che nello scambio di affettuosità con il ministro non si è certo tirata indietro. «Galan? È più bravo ad andare a pescare in alto mare», si lasciò scappare Bossi poco prima della sua promozione alla guida del dicastero alludendo alla passione di Galan per la pesca d'altura al tonno. Ma l'ex governatore ha sempre incassato con estremo savoir faire e tirato dritto. «Non lo dirà mai, ma sono sicuro che il mio modo di operare in politica a Bossi piace». Sicuramente è piaciuto ai veneti che lo hanno riconfermato per tre mandati alla presidenza della Regione premiandolo anche nei sondaggi tanto da fargli guadagnare nel 2009 il titolo di governatore più amato d'Italia con il 56% dei voti. «Negli ultimi mesi ho temuto di essermi trasformato in una specie di Don Chisciotte - disse allora quasi schernendosi - cioè in un personaggio che vede e dice ciò che altri non vedono e non dicono, dato che la realtà è spesso assai diversa dalla fantasia, dall'immaginazione».
Da Publitalia ai tre mandati alla guida del Veneto
Lui, però, ha saputo sempre cavarsela. Sin da quando con una laurea in giurisprudenza e un master alla Bocconi approdò giovanissimo a Publitalia '80 dove fu nominato direttore centrale. Da lì il passo alla politica, nelle file del partito liberale italiano, è assai breve. Quindi la folgorazione per Berlusconi che nel '94 lo coinvolse nella nascita di Forza Italia. Poi il crescendo: Galan ricambiò la stima e la fiducia del Cavaliere diventando subito il leader del Pdl in Veneto e conquistando la guida della Regione nel 1995. Quindici anni di regno ininterrotto nel corso dei quali l'ex governatore ha saputo costruire un solido sistema di potere e di amicizie. Anche nel campo avversario. Dove il ministro non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per l'ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. «Mi ha sempre davvero affascinato, ho sempre pensato che fosse un vero leader anche quando polemizzavo con lui tutti i giorni». Perché Galan è fatto così: sincero e sempre con la battuta pronta. Come davanti alla domanda di un cronista giusto qualche giorno fa. «Il caso Ruby? Mi occupo solo di galline, mucche, formaggi, pesci e grano». Ancora per poco, però.
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