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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 18:05.
Un seminario sul processo breve e lo scontro tra la maggioranza e i giudici si riaccende. A dare il la è il segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini, che siede al tavolo dei relatori insieme al leader di Sel, Nichi Vendola, e non risparmia fendenti contro la riforma della giustizia appena varata dall'esecutivo. «La maggioranza non è legittimata a fare la riforma», attacca il segretario. Per poi puntare il dito contro «un ministro della Giustizia che ha definito i magistrati "una cellula rivoluzionaria" e un presidente del consiglio "che dà dei sovversivi e ci prende a parolacce"».
Cascini: riforma è iniziativa di distrazione di massa
Il segretario del sindacato delle toghe va dritto al punto. «Come mostra la vicenda del processo breve la riforma costituzionale (leggi l'Abc) è un'iniziativa di distrazione di massa alla quale si lavora per altri obiettivi». Cascini ce l'ha anche con «certi benpensanti che si rallegrano perché nella riforma non ci sono leggi ad personam». Non il governatore della Puglia, però, che sulla riforma è tranchant. «Non c'è nessuna credibilità dell'interlocutore, che è minata da una pietra sepolcrale, il conflitto tra interessi pubblici e interessi privati del presidente del consiglio. La riforma non è altro che una forma di impunità per la casta dei potenti». Vendola dice quindi no «alla separazione delle carriere», ma tuttavia spiega «che la riforma non è un tabù» visto che «la separazione deve essere netta tra pm e terzietà del giudice». Il problema, aggiunge Vendola, «è la commistione tra funzione inquirente e polizia. Quella è pericolosa». Insomma, il leader di Sel ribadisce i suoi paletti, ma prende le distanze dai toni «ieratici» di una parte della magistratura. Perché, avverte, verso le norme non bisogna avere «un atteggiamento bigotto. Noi faremo la nostra battaglia ma senza toni ieratici».
Il Pdl contro Cascini: parole incredibili
Ma le parole di Cascini sollevano l'immediata rivolta del Pdl. Il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, avverte il segretario dell'Anm. «Il dottor Cascini - non so se ne rende conto - ha detto una cosa del tutto eversiva». E anche Maurizio Paniz, capogruppo del Pdl nella giunta per le autorizzazioni a procedere nonché relatore del processo breve, non è tenero. «Parole incredibili quelle di Casini. L'indegnità morale è di chi non sa rispettare i limiti del proprio compito: applicare le leggi e non farle è il suo dovere».
I giudici di Milano: per ora nessuna comunicazione su presenza premier in aula
La tensione è dunque alle stelle e intanto lunedì riprende il processo Mills, ma i giudici del collegio della decima sezione penale del tribunale di Milano non hanno per ricevuto nessuna comunicazione formale sulla presenza in aula del presidente del Consiglio. Nei giorni scorsi i legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo, aveva assicurato la partecipazione del premier «salvo imprevisti o cambiamenti di programma«. L'ultima volta di Berlusconi in un palazzo di giustizia come imputato risale al 2003, al processo Sme. Poi il Cavaliere è tornato al tribunale di Milano lo scorso anno per partecipare alla causa di separazione da Veronica Lario. (Ce. Do. )
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