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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 17:31.

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Coppa del mondo, questa sconosciuta per lo sci azzurro. La speranza del futuro si chiama WinnerhoferCoppa del mondo, questa sconosciuta per lo sci azzurro. La speranza del futuro si chiama Winnerhofer

Le Olimpiadi di Vancouver le abbiamo salvate con Razzoli; ai Mondiali dello scorso febbraio a Garmisch siamo esplosi con Winnerhofer e le altre medaglie italiane (sei in totale, come a Sestriere '97). E la Coppa del mondo? Lo sci azzurro guarda già al prossimo anno per trovare conferme e nuovi obiettivi. Perché la stagione che si è appena chiusa in Svizzera a Lenzerheide - in modo un po' tormentato, con quattro gare annullate per maltempo - ha visto solo due vittorie per i nostri colori.

Quella di Christof Innerhofer nella supercombinata di Bansko, sulla scia dell'entusiasmo iridato, e quella proprio a Lenzerheide di Giuliano Razzoli, che sembrava ormai un tortellino bollito e invece ha trovato qualche energia nascosta per tornare (tardivamente) davanti a tutti. Per il resto, diversi podi e tanti piazzamenti senza un'ombra di atleta capace di lottare per una coppa di specialità, figuriamoci per la classifica generale.

Quindi bisognerà ripartire da qui, dalla chimera della sfera di cristallo che fu di Tomba e poi di nessun altro, salvo alcuni trofei nelle singole discipline: gli ultimi sono arrivati nel 2008 con Manfred Moelgg (slalom) e Denise Karbon (gigante). La stagione 2011-2012 sarà quella giusta per puntare in questa direzione. Il circo bianco sarà tutto concentrato sulla Coppa del mondo. Niente Olimpiadi né Mondiali a condizionare la preparazione delle squadre. Bisognerà essere costanti e determinati da novembre a marzo; e ovviamente il candidato numero uno degli azzurri è Innerhofer. Nelle ultime gare è sempre finito nelle prime posizioni, segno che ai Mondiali dovrebbe essersi definitivamente sbloccato.

Innerhofer saprà reggere il peso di leader naturalmente designato? Con la sua crescente polivalenza, potrebbe accumulare punti pesanti in varie discipline, anche se non è ancora un atleta a 360 gradi come Ivica Kostelic o Mazinga Svindal. Ci sarà da recuperare un Razzoli troppo altalenante, un Moelgg che deve credere di più nei suoi mezzi e soprattutto una squadra di gigante affondata con l'inconcludenza di Max Blardone. Problema analogo per le ragazze: più lucidità e cattiveria saranno indispensabili, soprattutto a Manuela Moelgg, mentre Federica Brignone ha un argento mondiale da far valere. Ci serve però qualcuno da piazzare stabilmente al vertice.

Come Kostelic, primo croato a vincere la Coppa del mondo, con un vantaggio abissale (400 punti) su Didier Cuche. È il quarto successo della famiglia Kostelic, dopo i tre di Janica nel 2001, 2003 e 2006. O come Maria Riesch, l'eterna seconda dietro la pindarica Lindsey Vonn; la tedesca finalmente ha prevalso per appena tre punti quando sembrava succube della rimonta dell'amica e avversaria. Per la Germania è un ritorno nell'olimpo dello sci dall'affermazione di Katja Seizinger nel '98. Cuche e Vonn hanno dominato le classifiche della velocità, mentre le potenziali sorprese si sono spente nelle bizze meteorologiche di Lenzerheide: a Ted Ligety e Viktoria Rebensburg le coppe del gigante, a Kostelic e Marlies Schild quelle dello slalom, con JB Grange fuori dei giochi nella prima manche della prova maschile, decisiva per assegnare il trofeo di specialità. Alla fine ai francesi è rimasto un po' d'amaro in bocca: sempre sul podio ma nessuna coppa per loro. Ci riproveranno il prossimo anno, Winnerhofer permettendo.

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