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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 13:22.

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«Alla fine vinceremo noi» ha detto in tarda serata il leader libico Muammar Gheddafi rivolgendosi alla folla a Tripoli ripreso in diretta dalla tv. La CNN ha diffuso stralci del discorso pronunciato dal colonnello in cui ha ripetuto: «Sono qui, sono qui». Il leader libico si è quindi impegnato a continuare a combattere. Parlando dalle rovine del suo palazzo diroccato di Tripoli, Gheddafi ha ribadito che «americani e europei sono i nuovi nazisti».

A dispetto degli annunci del cessate il fuoco, l'esercito di Gheddafi continua ad attaccare le città ribelli: non solo Zenten ma soprattutto Misurata, dove i cannoni del rais hanno provocato una strage: il bilancio parla di almeno 40 morti fra cui quattro bambini, il più grande tredicenne. Dopo la terza notte consecutiva di raid aerei della coalizione, stamani un cacciabombardiere americano F-15E Eagle è precipitato per un'avaria: le due persone di equipaggio sono state recuperate e portate in salvo, ha fatto sapere in mattinata il comando militare delle operazioni, l'Africa Command. Almeno uno dei piloti, secondo il britannico Daily Telegraph, sarebbe stato salvato dai ribelli libici.

Scontri con i lealisti a Yafran: almeno 9 morti
È di almeno nove morti accertati e numerosi feriti il bilancio di furibondi scontri tra forze fedeli a Muammar Gheddafi e rivoltosi a Yafran, città situata appena 130 chilometri a sud-ovest di Tripoli e finora in mano agli insorti libici: lo hanno riferito testimoni oculari raggiunti telefonicamente, secondo cui l'offensiva lealista su vasta scala è scattata la notte scorsa.

Offensiva del rais
Il bombardamento di artiglieria su Misurata, città costiera in mano ai ribelli 200 km a est di Tripoli, è iniziato in mattinata ad opera dei carri armati dell'esercito di Gheddafi appostati fuori dalla città. Oltre ai cannoni sono in azione anche i cecchini. A Zenten, invece, dice Al Jazeera, molta gente è in fuga dalla città, anch'essa martellata da armi pesanti. Stamani, il rimorchiatore italiano Asso 22, che sabato era stato sequestrato da uomini armati nel porto di Tripoli, è di nuovo ormeggiato nel porto e i membri dell' equipaggio che, assicura l'armatore, stanno bene e sono stati autorizzati dai libici a contattare le famiglie. Da parte sua il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto di non credere che l'imbarcazione sia «ostaggio» dei libici, altrimenti, ha detto, in questi giorni i sequestratori si sarebbero mossi diversamente e il rimorchiatore sarebbe scomparso dai radar.

Difesa americana: combattimenti ridotti fra pochi giorni
Il segretario di Stato alla Difesa americano, Robert Gates, ha previsto che i combattimenti
in Libia dovrebbero diminuire nei prossimi giorni. «Le operazioni militari attualmente in corso in maniera attiva in Libia saranno ridotte drasticamente fra alcuni giorni», ha detto Gates secondo quanto riporta l'agenzia russa Ria Novosti. Gates ha affermato che «la coalizione eviterà in gran misura vittime civili» e che «la maggior parte degli obiettivi sono postazioni contraeree isolate rispetto ad aree popolate». I due piloti del Fighter F-15E americano caduto il Libia stanno bene e sono già rientrati con le truppe Usa. Fonti del Pentagono hanno precisato che il jet è caduto per un problema meccanico. L'ammiraglio americano Samuel Locklear, responsabile della operazione Odissey Dawn, ha annunciato che la forza area di Gheddafi è stata fortemente indebolita e non avrà un impatto negativo sulle operazioni di mantenimento della no fly zone nel cielo della Libia.

L'inviato Onu incontra leader dei ribelli
L'inviato delle Nazioni Unite in Libia, Abdel Al Khatib, ha incontrato lunedì, per la prima volta, i leader dei ribelli che combattono il colonnello Muammar Gheddafi. L'incontro è avvenuto a Tobruk. Lo ha reso noto il servizio stampa del Palazzo di Vetro.

L'aereo abbattuto sabato a Bengasi opera delle truppe di Gheddafi (non dai francesi)
L'aereo degli insorti libici, abbattuto sabato mattina a Bengasi, «è stato colpito dalle forze di Gheddafi». Lo ha detto Abdel Hafiz al Ghoga, portavoce del Consiglio transitorio libico, l'organo politico della 'Rivoluzione del 17 febbraio'. «L'esercito rivoluzionario disponeva di tre aerei e un elicottero, tutti in condizioni miserabili, ma nelle scorse settimane i nostri piloti li hanno messi in grado di colpire le forze di Gheddafi a Brega e di intervenire sabato mattina per proteggere Bengasi - ha spiegato Ghoga - i piloti hanno preso l'iniziativa senza avere il tempo di consultarsi con il comando, perché l'attacco era imminente. L'aereo ha compiuto due raid, poi è tornato alla base per fare rifornimento. Quando è tornato indietro è stato abbattuto dalle truppe governative e non dalle forze rivoluzionarie» ha precisato Ghoga, dopo che nei giorni scorsi si era parlato di fuoco amico. «Ricorderemo per l'eternità i nostri due piloti per quello che hanno fatto per Bengasi» ha concluso.

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