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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 13:20.

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Napolitano: comando a Nato è la soluzione più appropriata (Reuters)Napolitano: comando a Nato è la soluzione più appropriata (Reuters)

Di Celestina Dominelli
Il capo dello Stato sposa la linea del governo che chiede il passaggio del comando delle operazioni militari in Libia sotto il controllo della Nato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano lo ha sottolineato nel corso di un incontro informale con una delegazione bipartisan della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti guidata da Nancy Pelosi. «Il presidente Napolitano - si legge nella nota diffusa al termine del confronto - ha ribadito l'esigenza imprescindibile sostenuta dall'Italia, in piena sintonia con Stati Uniti, Regno Unito ed altri alleati, di un comando unificato, osservando che la Nato rappresenta la soluzione di gran lunga più appropriata».

La Francia: contributo Nato è opzione, no a polemiche artificiali
Gli occhi sono quindi puntati su Nicholas Sarkozy poco incline a una soluzione di questo tipo tanto che, nel corso di una conferenza stampa a Parigi, la portavoce del ministero degli esteri francese, Christine Fages, ribadisce la posizione transalpina: un coinvolgimento delle «capacità di coordinamento» della Nato nella gestione delle operazioni in Libia è «un'opzione», sottolinea la Fages rispondendo a una domanda sulle richieste italiane per un comando integrato Nato in Libia. In ogni caso, ha aggiunto, serve «una complementarità fra la Nato e l'Unione europea. Sul comando integrato della Nato, il ministro degli Esteri Alain Juppè ha già detto chiaramente che per ora il coordinamento è affidato agli Stati Uniti. Vedremo nei prossimi giorni, i lavori alla Nato proseguono». E comunque sul coinvolgimento della Nato in LIbia, rimarca la Fages, «non creiamo polemiche artificiali».

La portavoce del ministro degli esteri francese: coordinamento attuale è efficace
La Francia continua quindi a opporsi ad un comando integrato sotto l'ombrello Nato per la gestione delle operazioni in Libia e sottolinea che il coordinamento delle forze della coalizione in Libia, attualmente gestito dagli Stati Uniti, «funziona. L'efficacia delle operazioni non è contestabile. Mi pare che fino a questo momento non ci siano stati aerei della coalizione che si sono scontrati tra loro». Il braccio di ferro dunque con i cugini d'Oltralpe prosegue e l'Italia non sembra disposta a indietreggiare come ha fatto chiaramente intendere ieri il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha posto un aut aut: o il controllo passa sotto il cappello dell'Alleanza atlantica o sarà rivisto l'uso delle basi italiane per l'operazione "Odissea all'alba".

Domani alle 17 si riunisce il Senato, giovedì mattina dibattito alla Camera
Intanto in Parlamento va definendosi il percorso del voto sulla missione italiana. Domani pomeriggio alle 17 si riunisce l'aula del Senato, come ha deciso oggi la conferenza dei capigruppo. E dopo i malumori espressi dalla Lega nei giorni scorsi la maggioranza sta lavorando a una risoluzione unica per la quale, ha spiegato il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, «auspichiamo la massima condivisione possibile» anche da parte dell'opposizione e sulla quale «è possibile che ci sia anche un voto». Giovedì mattina il dibattito si sposterà invece alla Camera dove le opposizioni hanno chiesto che a riferire sia il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Lo stesso auspicio è stato espresso anche dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, ma la richiesta non trova per il momento alcuna sponda nella maggioranza. «Vedremo - replica Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera -. Visto il tema sono del tutto adeguati il ministro degli Esteri e quello della Difesa. E la questione fondamentale non è la presenza del premier, ma che il Governo vada a riferire sulla sua linea politica».

Casini: Berlusconi venga in Parlamento a spiegare
L'opposizione però insiste. «Berlusconi - dice il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ai microfoni di Sky Tg24 - deve venire in Parlamento a spiegare la posizione del paese. Anche noi siamo addolorati e non per Gheddafi ma per i tanti civili caduti a causa del tiranno». Sulla stessa linea poi il capogruppo di Fli a Montecitorio, Benedetto Della Vedova. «Sarebbe difficile comprendere come il presidente Berlusconi possa non venire in aula di persona». E, aggiunge il vice-capogruppo del Pd Michele Ventura, «abbiamo insistito tutti, abbiamo messo in rilievo le dichiarazioni contraddittorie tra i ministri, e lo stesso presidente del Consiglio ha cambiato posizione più volte. Lui stesso dovrebbe avvertire l'esigenza di venire in Parlamento: insisteremo e si ribadirà la nostra richiesta in qualche passaggio ulteriore».

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