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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 13:30.

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Giocatori da derby e poeti del calcio. Milan e Inter si giocano lo scudetto. Massimo Ambrosini e Javier Zanetti in un derby del 2007 (Ap)Giocatori da derby e poeti del calcio. Milan e Inter si giocano lo scudetto. Massimo Ambrosini e Javier Zanetti in un derby del 2007 (Ap)

Soltanto un tifoso interista fesso può gioire per l'assenza sull'altra sponda di Ibrahimovic o per quella prolungata di Pirlo. Allo stesso modo si può dire dei milanisti che brindano per le infinite pene di Milito o per la sciagurata torsione del ginocchio che ha tolto di mezzo per l'intero campionato Samuel.

Il derby non è affare per chi gode delle pene altrui, come non lo sono le sfide che oppongono le grandi squadre, le eterne classiche. Per i veri tifosi vanno vissute a ranghi pieni, come ogni sogno che si rispetti, senza se e senza ma e senza concedere all'avversario l'alibi del "se ci fosse stato…". Ve lo immaginate un Real-Barca senza Cristiano Ronaldo e Messi?
Tale è e tale deve essere Milan-Inter, il derby che dopo tanti anni non ha solo in ballo l'orgoglio delle due bandiere della città, ma lo scudetto. Lasciate perdere chi fa professione di realismo e confessa di godere al pensiero del rivale nei bassifondi della classifica o addirittura retrocesso. Costoro non amano il calcio, ma una triste parodia.

Perciò sia benvenuto questo match per cuori forti con le due squadre a un'incollatura, anzi a due, dopo un torneo caratterizzato da uno strano elastico. Prima l'Inter avanti, poi la corsa rossonera e infine il lungo inseguimento dei nerazzurri versione Leonardo, da gennaio.
Del derby si è scritto e udito assai, giornali e tv sono piene di disquisizioni tecniche e analisi sociologiche del tifo. C'è chi l'ha già giocato, con tanto di risultato e pagelle di rendimento, secondo un rito iettatorio che strappa consensi. Altri ricordano le origini che oppongono i bauscia borghesi interisti ai casciavit proletari milanisti e rintracciano le origini di classe degli uni e degli altri in un susseguirsi di trasformazioni che nei decenni hanno rimescolato le carte a tal punto da perdere la bussola politica. Chi è di destra e chi di sinistra? Interrogativo da tempi lontani, quando i rossoneri erano guidati dal paron Rocco e i nerazzurri dal mago Helenio Herrera. Del passato, poco o nulla rimane, persino in tempi in cui un presidente del Consiglio coincide con il presidente vero di un club. Ciò che resta della genesi di una passione lo si rintraccia piuttosto negli affetti familiari, nella maglia regalata, nella prima volta allo stadio, nelle mille casualità che stanno alla base dell'innamoramento calcistico, pulsione che sfugge a ogni razionalità.

E poi, a ben vedere, pur tra le mille tristezze che ci propina il tifo d'oggi, il derby meneghino non è mai stato fonte e alimento di odi ancestrali, quanto di ben più rasserenanti sfottò da scambiare per i mesi che restano all'appuntamento successivo. Milano, l'opulenta città calcistica, non consuma tutte le sue energie nelle stracittadine, più attenta semmai a marcare la distanza dalla rivale con i traguardi europei.

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