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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 13:30.

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Giocatori da derby e poeti del calcio. Milan e Inter si giocano lo scudetto. Massimo Ambrosini e Javier Zanetti in un derby del 2007 (Ap)Giocatori da derby e poeti del calcio. Milan e Inter si giocano lo scudetto. Massimo Ambrosini e Javier Zanetti in un derby del 2007 (Ap)

Tuttavia, nonostante Milan-Inter di sabato sia un osso quasi spolpato da una muta di addetti ai lavori, anche la nostra rubrica non si sottrae al gioco e chiede: esistono e chi sono tra le due squadre i giocatori da derby, quelli che per caratteristiche sono in grado di influenzare partite così sentite e senza pronostico? Interrogativo che necessita di un'avvertenza: le successive e assai opinabili indicazioni poco o nulla riguardano il puro bagaglio tecnico, piuttosto un insieme di caratteristiche, dall'agonismo messo in campo alla voglia di dare tutto se stessi e di essere determinanti.

Su questa lunghezza d'onda troviamo tra i milanisti la coppia dei centrali di difesa Thiago Silva e Nesta e le forze di centrocampo, Gattuso e Flamini. A questa categoria andrebbero iscritti tre assenti illustri tra le fila rossonere: Ambrosini, Pippo Inzaghi e ovviamente Ibrahimovic.

Nell'Inter Zanetti su tutti e a seguire il geometrico Cambiasso e gli irriducibili Stankovic e Thiago Motta. Alla lista va aggiunto d'ufficio Eto'o, anche se il camerunense dà tutto se stesso in ogni incontro, avendo raggiunto in queste stagioni milanesi il top della sua forma che esalta le doti indubbie del campione, mai mostrate con tanta continuità nemmeno nel Barcellona.

Ma in questo caso entra piuttosto in ballo un'altra classifica che nulla c'entra con gli uomini da derby, ma con la distinzione che lo scrittore argentino Osvaldo Soriano (1944-1997) pone al termine delle storie di calcio narrate in Fùtbol (Tascabili Einuadi, 1998). La scala che porta dai buoni giocatori ai fuoriclasse, passando per i campioni, spiega Soriano, è fatta di tre soli, ma importanti gradini.

Sul primo arrivano i calciatori che sanno sempre dove indirizzare la palla. Tu sei seduto sugli spalti e pensi: ora il pallone va in quella direzione, al compagno smarcato. Così è.
Mettiamo in questa casella gli interisti Zanetti, Cambiasso ,Stankovic, e i milanisti Thiago Silva, Nesta, Ambrosini.

Poi ci sono quelli che la palla la mandano in uno spazio che non avevi notato, perché dalla tribuna non l'avevi osservato con attenzione. Bravo, pensi, mi hai stupito, non ci avevo pensato eppure la soluzione l'avevo sotto il naso.

A questa categoria appartengono Pirlo e Seedorf (sia pure oggi per pochi minuti a partita) e Pato (se saprà trovare continuità) da un lato; Eto'o, Sneejder e Maicon (quando decide d'esserci) dall'altro. Campioni di razza pura, con il centrocampista del Milan e della Nazionale e il camerunense assai vicini al gradino successivo.

Al quale appartengono quelli che creano gli spazi con le loro magie perché quegli spazi, per quanto attento, non avresti mai potuto vederli da nessun angolo dello stadio. Semplicemente perché non c'erano. "Questi sono i profeti. I poeti del gioco" conclude Soriano.
In questa categoria, suprema, vanno iscritti pochi eletti: Messi oggi; Maradona ieri; Pelé l'altro ieri. Nel Milan c'erano una tale Van Basten e l'immenso Rivera. In entrambe, Milan e Inter, ha militato il più puro e meno vincente dei talenti italiani d'ogni tempo: Roberto Baggio.
Buon gioco a voi, se vi pare, per completare l'elenco e correggere.

A tutti buon derby e buon campionato.

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