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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 08:11.

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Ansa)Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Ansa)

CERNOBBIO - «Per come è cambiato il mondo, in una competizione tra giganti sarebbe meglio adesso avere l'Iri. Mi rendo conto che è come violare il tempio del dio mercato, ma i cinesi ti dicono che dovremmo avere una struttura collettiva pubblica o una grande multinazionale capace di trattare con i giganti. È quello che vediamo fare fuori, l'economia tedesca è un gigante che parla tra giganti. A noi servirebbe la vecchia Mediobanca. Una volta c'era la grande Mediobanca e l'Iri, c'erano strutture capaci di organizzare il sistema. Invece noi continuiamo a fare spezzatini... Ora abbiamo una norma, come quella francese, che consente alla Cassa depositi e prestiti, che è già privata con soci privati, di fare un fondo aperto ai privati identico al fondo strategico francese».

È così che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha ribattuto ieri alla provocazione lanciata da Enrico Letta, vicesegretario del Pd, sul rischio che il nuovo fondo della Cdp corra il rischio di divenire «una nuova piccola Iri». Tremonti e Letta sono intervenuti ieri al workshop Ambrosetti a Cernobbio. L'arrivo del nuovo fondo Cdp ha tenuto banco a Villa D'Este. Battezzato dal mercato "fondo anti-scalate", è stato presentato dal Mef al workshop come «fondo strategico», una «piattaforma per aiutare le imprese a crescere», un «fattore aggregante» in un sistema come quello italiano dove le imprese hanno problemi di dimensioni.

Tremonti è arrivato sulle rive del Lago di Como al rientro degli incontri del G-20 a Nanchino e delle riunioni organizzate a Pechino. Nel rispondere alle domande dei giornalisti sul nuovo fondo-Cdp, a conclusione dei lavori della due giorni-Ambrosetti, il richiamo del ministro è andato subito ai «cinesi che ci dicono che serve all'Italia una struttura collettiva pubblica, una grande multinazionale». Ecco allora il richiamo all'Iri, alla vecchia grande Mediobanca, alle «strutture capaci di organizzare il sistema» e delle quali adesso, in un mondo cambiato dove la concorrenza è tra giganti, «tra continenti e non più tra stati» l'Italia ha bisogno.

Tremonti precisa però di essere d'accordo nell'evitare di fare adesso la vecchia Iri che aveva «elementi di criticità», ma propone di pensare a quanto importante e utile è stata quella struttura rispetto agli spezzatini di oggi dove «una ex-municipalizzata deve confrontarsi con un monopolio pubblico». Tremonti ha anche richiamato la fase successiva all'Iri delle privatizzazioni, «quando si compravano imprese con due volte il debito». «Se ti indebiti per fare una cosa nuova, fai la cosa giusta» ha rimarcato il ministro, per poi criticare polemico chi si indebita per una cosa che c'è già, chi si indebita due volte, chi si indebita e poi fa pagare le tariffe per ripagare gli interessi sul debito.

Ecco allora che in Italia per il ministro i tempi sono maturi per la nascita di un fondo strategico alla francese. «Abbiamo una norma nuova che dà alla Cassa depositi e prestiti, che è già privata con soci privati (le Fondazioni al 30% ndr.) la possibilità di fare un fondo aperto ai privati come il fondo strategico francese», ha spiegato. E poi ha annunciato che l'Italia presenterà alla Commissione europea un testo di legge «identico a quello francese», anzi «un testo scritto in francese perché c'è lo shopping legislativo». Simul stabunt, simul cadent, ha detto Tremonti: se va bene quello italiano, andrà bene anche quello francese altrimenti cadremo insieme. «Tutto nella massima trasparenza».

Come opererà esattamente il nuovo fondo strategico italiano, che non nascerà quindi con la vocazione anti-scalata ma che servirà a far crescere le imprese e fare sistema, non è stato spiegato in dettaglio dal ministro o dal direttore generale Vittorio Grilli. E quando è stato chiesto se la Cdp, tramite il nuovo fondo, interverrà nella ricapitalizzazione delle banche, il ministro si è lasciato una porta aperta: «vedremo», ha detto e poi ha precisato «non lo so».

Nell'intervento di chiusura del workshop Ambrosetti, Tremonti ha detto che nel programma nazionale di riforme presentato a Bruxelles sarà inserita la riforma fiscale, la riduzione della burocrazia soprattutto negli appalti pubblici, il rilancio del Sud e la riforma fiscale. Il sistema fiscale dovrà essere «progressivo» come è nella Costituzione, «competitivo e semplice». Tra le riforme già fatte, il ministro ha ricordato il federalismo fiscale «che è come un diesel, un trattore, ha una partenza lenta ma abbatterà i costi amministrativi» e la riforma delle pensioni. «L'Italia non sta poi così male: il Regno Unito ha l'energia nucleare, cresce all'1,3% ma ha un deficit del 10%. La Francia ha il nucleare, cresce dell'1,5% ma ha un deficit dell'8%. L'Italia non ha il nucleare, cresce all'1,3% e ha un deficit del 4,6%». Il Pil inglese e francese peggiora senza l'effetto dei superdeficit. «Non ci sono problemi per i nostri conti pubblici: siamo perfettamente in linea con le nostre previsioni», ha assicurato il ministro.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
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