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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 19:12.

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Piccoli insediamenti di immigrati distribuiti in tutta Italia, no alle tendopoli, coinvolgimento in prima battuta della Protezione Civile, insieme alle Regioni e agli enti locali, concessione dell'articolo 20, ovvero del permesso temporaneo di soggiorno, (sul quale giovedì l'Esecutivo dovrebbe emanare il decreto relativo): sono i punti chiave dell'accordo raggiunto in tarda serata a Palazzo Chigi dopo un lungo lavoro di limatura. Il Governo si impegna anche ad avviare una iniziativa verso l'Ue affiché gli immigrati possano circolare anche nei Paesi europei. Chi opterà per il permesso di soggiorno temporaneo sarà assistito «e di ciò si fà garante il governo»; sarà assicurato un finanziamento «adeguato e capiente» per sostenere l'emergenza al Fondo presso il Dipartimento nazionale di Protezione civile, mentre il Piano per l'accoglienza dei profughi sarà presentato entro 10 giorni.

« Abbiamo definito un accordo con un documento che vede la necessità di affrontare in modo coordinato - con Regioni, Province e enti locali - la questione immigrazione, condividendo su tutto il territorio nazionale la possibilità di utilizzare l'articolo 20», ha detto il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. «È prevalsa la linea del dialogo», ha concluso. «Il Governo, le Regioni, le Province autonome e gli enti locali, preso atto che il Governo per affrontare l'emergenza umanitaria ha assunto la determinazione, anche sulla base del confronto con Regioni ed enti locali, di avvalersi dell'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione, ribadiscono che tutte le istituzioni della Repubblica responsabilmente si impegnano ad affrontare questa emergenza umanitaria con spirito di collaborazione e solidarietà», si legge nel documento sottoscritto da Governo e Autonomie mercoledì sera a Palazzo Chigi. «Ciò impegna tutti i livelli della Repubblica ad esser coerenti e conseguenti a questa scelta politica».

Maroni: sui tunisini chiederò all'Ue l'applicazione della direttiva 55 del 2001
Il governo italiano chiederà l'applicazione della direttiva 55 del 2001, per la protezione dei rifugiati che scappano da zone di guerra, anche per i cittadini tunisini che sono sbarcati sulle coste italiane, aveva anticipato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, durante la cabina di regia con Regioni ed enti locali. Secondo quanto riferiscono fonti presenti all'incontro, la richiesta italiana dovrebbe essere formalizzata il prossimo 11 aprile a Bruxelles, durante il consiglio dei Ministri dell'Interno della Ue, sede in cui la direttiva 55 dovrebbe essere attivata.

«L'articolo 5 della direttiva 55 del 2001 è uno strumento simile al permesso transitorio valido in tutta l'Europa. E ci consentirà di superare il sistema attuale delle tendopoli che noi non abbiamo mai condiviso e che, di fatto, si è dimostrato ingestibile», ha poi spiegato Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, al termine della riunione.

«Il permesso transitorio - ha ricordato Errani - vale per gli immigrati già arrivati: il governo ci ha spiegato che l'accordo raggiunto ieri impegna la Tunisia a bloccare le partenze e ad accettare, in caso di nuovi arrivi sulle nostre coste, rimpatri programmati. Quello raggiunto stasera è un accordo simbolo dell'unità nazionale, che presenteremo al presidente della Repubblica e che dimostra come l'Italia sia in grado di fronteggiare un'emergenza così grave».

Le Regioni al Governo: chiarezza su numero immigrati e costi
Dai governatori era arrivata una richiesta precisa al governo: chiarezza sul numero di immigrati da ospitare e sui costi da sostenere. In particolare, Errani aveva chiesto anche che tutte le Regioni siano coinvolte nell'ospitabilità, comprese quelle che al momento non lo sono state. «Tutte le Regioni saranno attive nell'accoglienza dei migranti - ha ribadito il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino - sarà finanziato adeguatamente il fondo per la protezione civile e non ci saranno tendopoli. Inoltre, saranno attivate le procedure europee affinché i migranti possano defluire anche nei paesi Ue». «Un modello - ha puntualizzato - che esclude le tendopoli».

La Russa e l'impiego delle caserme
«Ci è stata chiesta una tipologia diversa di siti militari per ospitare gli immigrati: non più luoghi aperti dove allestire tendopoli, ma siti recintati, come caserme, dove poter alloggiare persone senza bisogno di tende»: aveva dichiarato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, entrando a palazzo Chigi per partecipare alla cabina di regia tra Governo e Regioni sul'emergenza immigrazione. Incontro presieduto dal premier, Silvio Berlusconi. Il ministro La Russa ha spiegato di aver messo a disposizione siti militari «al Nord, al Centro e al Sud». Si prosegue sulla strada già decisa: «Le Regioni si sono impegnate ad accogliere i profughi, che è cosa diversa dai clandestini».

Berlusconi ha spiegato che la Tunisia ha accettato di controllare le coste (quindi le partenze), ma hanno bisogno di mezzi e un po' di più di tempo. Sabato pomeriggio il premier sarà ancora a Lampedusa «per verificare lo stato delle cose». Berlusconi ha detto anche di non poter più comperare la villa di Lampedusa - che aveva visto su internet - perchè «è su un terreno demaniale».

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