Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 10:52.

My24

Un leggero ritardo rispetto al ruolino di marcia. Perché la gente è tanta e si aspetta che piazza della Repubblica si riempia completamente. Da qui, dal cuore di Roma, si leva la protesta dei precari che oggi sono scesi per le strade, da Napoli a Torino, da Milano a Bologna, passando per Palermo, Washington e Bruxelles, al grido di «il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta». Loro, il popolo dei contratti a termine,degli studenti e dei ricercatori, dei giornalisti, di chi lavora nello spettacolo senza certezze o nei call center, vogliono risposte subito e oggi hanno deciso di alzare la voce.

Un tricolore di 60 metri apre il corteo della capitale
Il corteo della capitale parte poco dopo le 15.30 in mezzo a migliaia di magliette gialle con un enorme punto interrogativo, simbolo della manifestazione, a cartelli che inneggiano all'Italia «una Repubblica fondata sul lavoro», e a uno striscione tricolore lungo 60 metri che aveva fatto da apripista anche il 13 febbraio scorso, in occasione della manifestazione in difesa della dignità delle donne. E, in effetti, insieme ai precari, in piazza c'è anche il comitato di "Se non ora quando", come pure la Cgil con il segretario Susanna Camusso. «Il tema della precarietà è il tema del futuro del nostro paese. Non si può immaginare che ci sia un futuro se ci sono intere generazioni che pensano che questo paese non li vuole e non gli dà nessuna prospettiva»

A Roma tende da campeggio e calzini appesi per protesta
Tra i manifestanti ci sono tante bandiere di partito, con Pd, Idv, Sel e Federazione della sinistra che hanno assicurato la loro adesione. Nel corteo spuntano poi giovani ricercatori vestiti con camici bianchi e maschere che coprono il loro volto. «Abbiamo queste maschere - spiega una di loro - perché siamo tutti nella stessa barca, tutti precari». Lungo il percorso del corteo non mancano poi insolite forme di protesta. Come le tende da campeggio che spuntano a piazza dell'Esquilino, nei pressi della stazione Termini, con mutande e calzini appesi a simboleggiare le condizioni di tanti giovani che non hanno soldi per pagarsi l'affitto a causa del precariato e della mancanza di lavoro».

Bersani: padri e figli che lavorano sono tutti nei guai
Proprio il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, da Bologna, altra tappa della mobilitazione, lancia un monito all'esecutivo. Padri e figli, quelli che lavorano, sono tutti nei guai, i padri e i figli». Mentre il governatore della Puglia, Nichi Vendola, che si affaccia nel corteo romano sottolinea che «la precarietà è un fine pena mai per un'intera generazione». Qualcuno, come Salvo Barrano, archeologo free lance e tra gli ideatori della mobilitazione, i numeri prova a darli. «Sono oltre 2 milioni i neet in Italia, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano e la disoccupazione giovanile sfiora il 30%», sottolinea Salvo Barrano, archeologo free lance, tra i promotori della manifestazione.

A Napoli in 400 sfilano per le vie del centro
Sfilano a Roma i precari ma anche nel capoluogo campano e in altre città. A Napoli un corteo di 400 persone è partito da piazza Mancini verso le 12 e ha attraversato tutto il centro della città per raggiungere piazza del Gesù. «Napoli è il simbolo del precariato sotto tutti i punti di vista - spiega Ornella Vaccaro degli insegnanti precari -. Parlano di giovani ma la maggior parte di noi è over 40. Siamo scesi in piazza oggi perché vogliamo che almeno i più giovani abbiano la possibilità di migliorare il paese, altrimenti non saranno neanche precari nel futuro, saranno solo disoccupati».

Centinaia a Milano e a Torino l'appello a Napolitano
A Milano invece il grido del precariato parte dalle Colonne di San Lorenzo dove si sono radunati centinaia di giovani. Sul palco, allestito per l'occasione, si alternano diversi interventi di giovani precari intervallati da pezzi musicali. «È il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce - affermano gli organizzatori - per dire che questo paese non ci somiglia ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo». Mentre a Torino la manifestazione "dialoga" con il Colle e con Giorgio Napolitano. Al capo dello Stato i rappresentanti del comitato promotore rivolgono infatti un appello sul lavoro precario. «Chiediamo un lavoro dignitoso e sicuro, - dicono - sufficiente ad assicurare a tutti un'esistenze libera e dignitosa».

Crolla il "muro della precarietà"a Firenze
E a Firenze centinaia di giovani abbattono "il muro della precarietà", fatto in cartone e interamente tappezzato di post-it in Santo Spirito. «Sogno di aprire gli occhi - racconta Jacopo, che lavora in un call center a 750 euro al mese - e trovarmi impegnato in una dimensione professionale dove rispetto, adeguata retribuzione e dignità siano non parole astratte ma certezze». Un sogno che, da Milano a Palermo, accomuna tutti. (Ce. Do.)

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi