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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 15:09.

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Ancelotti, Mancini, Balotelli: giorni amari anche per la nostra legione stranieraAncelotti, Mancini, Balotelli: giorni amari anche per la nostra legione straniera

Se il calcio italiano, cancellato dall'Europa, vive una pessima primavera, nuvole nere si addensano anche sulla nostra legione straniera del pallone nella terra di Elisabetta seconda.
Slacker, fannullone, così la stampa britannica ha apostrofato Mario Balotelli dopo la disastrosa partita persa dal Manchester City contro il rivali del Liverpool con un secco tre a zero. Il talentuoso Mario, a dire il vero, non è certo stato tra i peggiori in campo, ma paga il prezzo di una stagione deludente, caratterizzata da pessimi comportamenti dentro e fuori gli stadi. Più ancora, il flop inglese di Mario nasce da un atteggiamento di distacco dai colori sociali, spesso esibito con palese ingenuità.

Un prezzo che in Inghilterra si paga ancor più che in Italia. I supporter del City, più di ogni altra contestazione, addebitano a Balotelli uno scarso attaccamento alla maglia. Di un atleta sopportano limiti tecnici, ma non il mancato impegno senza riserve dal primo all'ultimo istante.
Difficile capire per quali ragioni l'infelice chiusura della prima esperienza italiana non sia servita in alcun modo al giovane che ha ripetuto identici errori di comportamento, lasciando che corressero voci su un suo disimpegno anticipato per altri lidi futuri. Un gioco d'azzardo, anche per coloro che lo gestiscono, che rischia di annullare il potere contrattuale e di rendere il suo grande talento un guscio vuoto.

Le voci sulla sua inaffidabilità, provenienti dall'entourage del Milan, la squadra che più l'ha corteggiato e che più lo attira, suonano come un campanello d'allarme. Da oggetto del desiderio si può diventare in poco tempo soggetto da cui sfuggire. Sarebbe un peccato perché il ragazzo bresciano è dotato di enormi mezzi, ma tocca alla sua testa stabilire come, quando e soprattutto se usarli con giudizio. Sabato la semifinale di FA Cup opporrà l'una contro l'altra le due Manchester. Dia un'occhiata sulla panchina accanto e scoverà un giocatore che per età potrebbe essere suo padre. Si chiama Ryan Giggs, da vent'anni va in campo con la stessa carica e i tifosi lo adorano. Perché ha classe e di ciò ha merito madre natura, ma è un vero atleta e corre come un ventenne e ciò è esclusivo merito suo. Provi a confrontare la sua incerta andatura con il passo del maturo collega e capirà.
Non resta molto tempo per ritrovare quel ragazzo che stupiva con le sue prodezze le platee della provincia quando aveva sedici anni e non si trascinava stucchevoli appellativi di "super", ma si chiamava solo e soltanto Mario e giocava come un drago.

Mancini e i suoi fannulloni
Un altro italiano che punta molte delle sue carte sul derby di Manchester per rilanciare una stagione sfortunata è l'allenatore di Mario. Mancini l'ha voluto, ha coperto finché ha potuto le sue mattane, ma ora non gli resta altro che puntare su quel cavallo tanto bizzarro quanto di razza per salvare un'intera stagione.

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