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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 15:09.

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Ancelotti, Mancini, Balotelli: giorni amari anche per la nostra legione stranieraAncelotti, Mancini, Balotelli: giorni amari anche per la nostra legione straniera

Il coach del City, dopo la bruciante sconfitta con i Reds (3-0 del Liverpool già alla fine del primo tempo) dovrà fare a meno per quest'anno della sua stella Tevez, causa un grave infortunio muscolare. Quindi tutto ricade sulle spalle degli slackers, i fannulloni, il già citato Mario e il bosniaco Dzeko per tentare l'impresa di conquistare la finale di Coppa e poi cercare di mantenere quel parto posto che assicura i preliminari di Champions. Basteranno questi due traguardi a garantire al Mancio la prosecuzione dalla sua esperienza?

Ancelotti al capolinea della stazione di Chelsea
Uno che al contrario pare proprio arrivato al capolinea della stazione londinese di Chelsea è il ciglio più amato dagli italiani, Carlo Ancelotti. L'uscita dalla Champions, uno dei traguardi vanamente inseguiti da anni dal magnate Abramovic sin dall'acquisto del Chelsea, è forse l'atto definitivo, né la conquista possibile del terzo posto può rappresentare per il Carletto nazionale un traguardo sufficiente. La doppia sconfitta contro lo United in Champions è stata bruciante non solo per il risultato, ma anche perché logica conclusione di due incontri dominati dai tradizionali avversari che hanno messo in mostra una superiorità tecnica e atletica imbarazzante. In Inghilterra molto si discute sulle disastrose prove di Torres, la stella pagata 50 milioni che inanella prestazioni scadenti e ancora non ha segnato un gol, ma il crollo, reso più evidente da una catena di assenze rilevanti, è dell'intera squadra.
Ritroveremo dunque i nostri due allenatori nel prossimo campionato italiano? Assai probabile il rientro in patria di Ancelotti, si dice alla guida della nuova Roma, mentre per Mancini bisognerà attendere il fine stagione.

Giuseppe Rossi, una felice eccezione
Il calcio italiano, uscito malinconicamente da ogni trofeo, trova dunque pochi motivi di conforto anche sul fronte dei suoi sino a ieri indiscussi maestri di calcio. All'orizzonte si impongono i nomi di nuovi allenatori, come il giovane portoghese Villas Boas , già soprannominato "Special Two" (capirai che fantasia!) mentre non pochi attendono di conoscere le prossime mosse di Guardiola.
Chi tra i nostri è il meno straniero all'estero è senza dubbio Giuseppe Rossi. Il suo Villareal è reduce dalla terribile scoppola di Valencia (0-5) che ha consegnato il terzo posto della Liga ai rivali. Ma Giuseppe Rossi resta uno dei giocatori più apprezzati in Spagna e non solo dal suo club. Piquè, uno che se ne intende, ha avuto per lui parole di grande lode: «È uno degli avversari che più mi fanno soffrire, piccolo, rapido e tecnico. Sguscia, per perderlo basta un attimo, quanto mi piacerebbe riaverlo dalla mia parte». Parola di uno dei più grandi difensori del mondo.

Il bilancio in rosso del nostro calcio
Intanto in casa nostra si gioca la prima delle sei partite di finale per lo scudetto e per la zona retrocessione all'indomani della definitiva e ampiamente annunciata eliminazione dalla Champions dei campioni uscenti.
Suscita scalpore non tanto l'uscita in sé quanto il modo. L'Inter, giunta al capolinea di uno splendido quinquennio, gioca il residuo di stagione in piena crisi fisica e psicologica. Il rischio è di non trovare le energie sufficienti per completare campionato e giocarsi gli incontri decisivi di Coppa Italia. I nerazzurri, più che guardare in alto, devono fare attenzione alle spalle e difendere il terzo posto, sia pure protetto da un cospicuo vantaggio. Perciò la partita con il Parma si presenta ad altissimo rischio.
Degli scontri al vertice e in coda ne parleremo nelle prossime settimane. Per ora ci limitiamo a osservare che la vittoria di Firenze e il modo in cui è maturata dimostrano la superiorità del Milan sulle altre concorrenti. I rossoneri sono un'altra volta costretti a rinunciare a Ibrahimovic, incappato nell'ennesima squalifica. Sin dai tempi di Juve e Inter abbiamo sempre apprezzato non solo il grande talento dello svedese, ma anche quella sua aria guascona, un ribaldo che pareva giocare una partita a sé, contro tutto e contro tutti. Uno che non voleva essere simpatico a ogni costo, più temuto che amato. Una voce fuori dal coro. Ebbene, in questi giorni lo abbiamo visto abbozzare scuse imbarazzanti a proposito dell'espulsione di Firenze e tirare in ballo le nefandezze altrui. Quoque tu, Ibra? Sei diventato un vero calciatore italiano. Peccato.
Buon campionato a tutti.

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