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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2011 alle ore 09:33.

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I parenti delle vittime in aula durante l'udienzaI parenti delle vittime in aula durante l'udienza

Omicidio volontario per l'amministratore delegato, omicidio colposo per i cinque dirigenti Thyssenkrupp. Con questa sentenza si è chiuso, ieri sera a Torino, il primo grado del processo Thyssen, a 1.226 giorni dall'incendio che nella notte del 6 dicembre 2007 uccideva sette operai al lavoro nella linea cinque dell'acciaieria del gruppo tedesco.

Un episodio che, secondo la Corte d'Assise di Torino, non fu un incidente ma un vero e proprio omicidio commesso con dolo eventuale da Herald Espenhahn (l'ad condannato a 16 anni e mezzo di reclusione) e colposo per gli altri cinque dirigenti (Marco Pucci, Cosimo Cafueri, Giuseppe Salerno, Gerald Priegnitz e Daniele Moroni), ai quali sono andate condanne comprese tra i 10 e i 13 anni.
La Corte ha accolto in toto le richieste dell'accusa, e nel caso di Daniele Moroni, le ha addirittura ritoccate all'insù, aumentando la pena dai 9 anni richiesti a 10 anni e 10 mesi. In totale, gli anni di reclusione previsti dalla sentenza sono 81 più 8 mesi, ai quali vanno aggiunti risarcimenti a sei zeri per le parti civili: due milioni e mezzo a Regione Piemonte, Comune e Provincia di Torino, 400mila euro ai sindacati Fim-Fiom-Uilm e Cub, 100mila a Medicina democratica, oltre tre milioni ai parenti e agli ex colleghi delle vittime (in totale circa 7 milioni). Non solo: la Corte ha anche previsto che la sentenza venga pubblicata su alcuni quotidiani nazionali e affissa nel comune di Terni, dove ha sede l'azienda.

«Una sentenza incomprensibile e inspiegabile» per la Thyssenkrupp, «una sentenza storica» per il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, che ha ricordato come si tratti della prima volta in cui viene ammesso il dolo, per quanto eventuale, e dunque l'omicidio, in un caso di morte sul lavoro. «Si tratta - ha aggiunto – del salto più grande di sempre in tutta la giurisprudenza in materia di incidenti sul lavoro. Questa pronuncia deve fare sperare i lavoratori e far pensare gli imprenditori». Guariniello ha sostenuto l'accusa insieme alle colleghe Laura Longo e Francesca Traverso.
Così come preannunciato dalla presidente della Corte, Maria Iannibelli, la sentenza è arrivata poco dopo le 21: in aula c'erano circa 200 persone, per lo più parenti delle vittime ed ex colleghi, tra i quali il deputato Antonio Boccuzzi, unico operaio sopravvissuto all'incendio e testimone chiave durante il processo («avevamo l'esigenza di questo risarcimento morale»). Presente anche il procuratore capo Gian Carlo Caselli e il team della Procura per scaramanzia seduto negli stessi posti occupati durante le 90 udienze del processo. La lettura della lunga sentenza, prima con le condanne e poi con l'elenco delle parti civili ha richiesto oltre mezz'ora, durante la quale il pubblico ha rispettato quel clima composto che i giudici avevano chiesto in mattinata. Appena uscita la corte, poi, un lungo applauso liberatorio, al quale si è aggiunto quello delle altre persone che aspettavano fuori dal palazzo di giustizia.

«Diciamo che una condanna non è mai una vittoria - ha commentato ancora Guariniello - né una festa, però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza dei lavoratori». «Siamo totalmente insoddisfatti, vedere cose di questo tipo è sconsolante», ha commentato invece Cesare Zaccone, avvocato della difesa. A chi gli chiedeva che cosa possa aver influito sulla decisione dei giudici, l'avvocato ha allargato le braccia e rivolto all'aula gremita di parenti, telecamere, fotografi e giornalisti, ha detto: «Tutto questo». Circa le intenzioni della difesa, il legale ha poi spiegato che sicuramente ricorreranno in appello, anche se «non credo otterremo molto di più».

Ha parlato di sentenza forte che rende giustizia alle famiglie», Piero Fassino, candidato del centrosinistra a sindaco di Torino. «So - ha detto - che questa sentenza non potrà riportare Rocco, Angelo, Antonio, Rosario, Bruno, Roberto e Giuseppe ai loro cari ma so anche che essa potrà restituire ai familiari e ai loro compagni di lavoro un senso di giustizia». Sulla stessa linea il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino: «è una sentenza commisurata alla gravità del fatto, destinata a diventare giurisprudenza». E il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota: «I piemontesi sentono ancora il dolore di quella tragedia e in questo giorno sono vicini alle famiglie delle vittime. È importante che sia arrivata una sentenza in un tempo ragionevole pur in un processo così complesso». Mentre per Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, «si indica un nuovo sistema con cui fare indagini e affrontare il tema. Questo richiede un impegno ulteriore di tutto il sindacato».

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