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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 18:16.

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Pietro Ferrero Pietro Ferrero

Pietro Ferrero, amministratore delegato dell'omonimo gruppo di Alba (Cuneo), è morto in un incidente in Sud Africa. Nel primo pomeriggio il decesso di Ferrero, 48 anni, è stato confermato dall'azienda. «La Ferrero conferma il decesso del dottor Pietro Ferrero, ceo del gruppo, a seguito di un incidente in Sud Africa dove si trovava in missione di lavoro. Al momento disponiamo di notizie frammentarie, le circostante esatte degli accadimenti non sono ancora note».

Il malore. Pietro Ferrero è caduto durante il suo abituale allenamento in bicicletta, probabilmente a seguito di un malore, ha reso noto l'azienda in una nota nella quale conferma con «profonda costernazione» il decesso. Il ciclismo era una sua passione a cui non ha rinunciato anche in Sud Africa, dove aveva casa e si trovava in missione di lavoro in vista dell'apertura di un nuovo impianto. Poche ore prima di morire, Ferrero aveva parlato al telefono con Ivan Gotti, ex ciclista professionista e vincitore di due edizioni del Giro d'Italia.

Chi era. All'interno dell'azienda, Pietro Ferrero era il manager che più da vicino seguiva l'evoluzione del gruppo ed era considerato il vero erede del padre Michele, che a 86 anni ancora mantiene saldamente le redini del gruppo. Più defilato, invece, è sempre stato il ruolo del fratello Giovanni che, per quanto ricoprisse con lui la carica di amministratore delegato del gruppo, è anche romanziere (Il giardino di Adamo, Il camaleonte, Campo paradiso) e vive con la famiglia a Bruxelles.

Pietro Ferrero, pur avendo sempre conservato la posizione schiva che rappresenta il marchio della famiglia, era anche colui che aveva più seguito lo sviluppo finanziario della famiglia negli ultimi anni. È stato consigliere di amministrazione di Mediobanca (di cui il gruppo possiede una piccola quota dello 0,66% vincolata nel patto) fino a ottobre 2009 e sedeva tutt'ora nel board di Italcementi.

Negli ultimi anni Ferrero insieme alla famiglia aveva seguito in prima persone le trattative per acquistare il cioccolato inglese di Cadbury e, più di recente, le trattative con la cordata italiana per Parmalat. Entrambe le operazioni sono state poi accantonate a dimostrazione della scarsa propensione della famiglia per la crescita esterna. D'altra parte, la Ferrero continua a dare ottimi risultata da sola. La cassaforte lussemburghese, cui fanno capo una quarantina di controllate in tutto il mondo, ha chiuso il bilancio 2009/2010 con ricavi per 6,6 miliardi e un profitto netto di 347 milioni di euro, in netta crescita dai 44 milioni del 2008-2009. In Italia, i conti hanno mostrato un fatturato di 2,3 miliardi, in aumento del 3,8%, un Mol in progresso del 7,9% a 267,8 milioni e un utile di 144,3 milioni.

La formazione. Il manager, sposato e padre di tre figli, dal 1997 era ceo della Ferrero International, società top holding del gruppo. Pietro Ferrero era nato a Torino nel 1963. Nel 1975 si trasferisce a Bruxelles con la famiglia, dove frequenta le scuole medie e superiori. Dieci anni dopo laurea in biologia all'Università di Torino con 110 e lode. Lo stesso anno inizia a lavorare nello stabilimento tedesco di Allendorf e poi, occupandosi di problemi tecnici e produzione, in quello di Alba.

Nel 1992 gli viene affidata la gestione operativa della Divisione Europa. Dal '97 è presidente della Ferrero, la società italiana del Gruppo e Chief Executive Officer della Ferrero International, società lussemburghese top holding del Gruppo Ferrero. In quest'ultima carica guida, con il fratello Giovanni. Pietro Ferrero era membro del Cda ed è stato nel Consiglio consultivo di Deutsche Bank e membro del Comitato esecutivo di Aspen Institute. È stato consigliere di Mediobanca fino all'ottobre 2002. Nello stesso anno, come presidente della Ferrero, Pietro riceve dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il Premio Leonardo Qualità Italia 2002.

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