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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 16:15.

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Frattini: in Libia non c'è ancora una via d'uscita politica definita (Olycom)Frattini: in Libia non c'è ancora una via d'uscita politica definita (Olycom)

«Non vi è ancora una via d'uscita politica definita» per costringere Muammar Gheddafi all'uscita di scena: il nodo dovrà essere sciolto nel prossimo gruppo di contatto a Roma nella prima settimana di maggio. È quanto ha spiegato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, durante l'audizione di fronte alle commissioni Esteri di Camera e Senato. Il titolare della Farnesina, che stamane ha incontrato il capo degli insorti libici, Mustafa Abdul Jalil, ha quindi ribadito le perplessità dell'Italia sulla fornitura ai ribelli di «armi vere e proprie». Potrebbe essere, ha spiegato Frattini, «una prospettiva da valutare come extrema ratio, ma occorre una più seria riflessione».

Il ministro: dietro i 760 sbarcati a Lampedusa c'è la mano del Rais
Frattini si è quindi soffermato sul barcone con a bordo 760 migranti che oggi pomeriggio è approdato sulle coste di Lampedusa. L'imbarcazione, ha spiegato il ministro, è salpata dal porto di Zwara in Libia e il Consiglio nazionale di transizione libico «ci darà gli elementi e le prove» del fatto che «il regime di Gheddafi, così come aveva minacciato, stava cominciando da quel porto ad organizzare il traffico di esseri umani» come ritorsione per l'intervento della comunità internazionale in Libia.

Italia disponibile a fornire strumenti di autodifesa agli insorti
Il titolare della Farnesina ha comunque ribadito la disponibilità da parte italiana nel fornire «strumenti di autodifesa» che comprendano ad esempio mezzi per le comunicazioni, sistemi radar, disturbatori di frequenze e visori notturni. Quanto alla strategia da adottare per indurre Gheddafi alla resa, Frattini ha sottolineato che la maggioranza della comunità internazionale, «Italia inclusa», non ritiene possibile un intervento di terra in Libia per proteggere la popolazione civile.

L'unica via percorribile l'autodifesa dei libici
Stamane, incontrando Frattini alla Farnesina, il leader degli insorti aveva rimarcato che i raid aerei non sono sufficienti per proteggere i civili. Per il ministro degli Esteri, però, al momento non ci sono margini per una iniziativa terrestre. L'unica via percorribile, ha spiegato Frattini, «è l'autodifesa degli stessi libici», dal momento che anche gli attacchi aerei «in aree urbane» come Misurata, dove il regime ha infilato i suoi carri armati, sono altamente rischiosi. Ad ogni modo, ha sottolineato il ministro, bisogna arginare «le disastrose stragi di civili» che il regime sta compiendo.

L'appello: occorre dare sostegno economico alla popolazione
Frattini, come già aveva fatto stamattina, al termine del confronto con il presidente del Cnt, ha poi ribadito la necessità che ci sia una risposta internazionale alla crisi in Libia. Occorre dare, ha proseguito il ministro, «sostegno economico al governo libico» per l'acquisto di beni di prima necessità. Si sta studiando, ha chiarito ancora Frattini, «un meccanismo» per utilizzare «i fondi congelati» della banca centrale libica. L'impegno assunto «è di venire incontro a tutti i libici, qualora abbiano bisogno di medicine e di prodotti alimentari. Nessuna distinzione tra chi è con Gheddafi e chi contro». Il ministro ha quindi chiarito che il trattato di amicizia tra Libia e Italia «sarà nuovamente applicato. Il Cnt lo applicherà a tutti gli aspetti, inclusi quelli economici». (Ce. Do.)

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