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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 18:52.

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L'annuncio del governo di bloccare i piani di sviluppo dell'energia nucleare è sicuramente una «sconfessione delle politiche» energetiche dell'Esecutivo, ma sembra anche un «pretesto, un tentativo di far mancare l'attenzione necessaria sui referendum»: è il commento del segretario del Pd, Pierluigi Bersani all'emendamento che di fatto stoppa la politica sull'atomo dell'esecutivo.

Di Pietro: ennesima truffa del governo agli italiani
Per il Wwf «la decisione del Governo di abrogare le norme per la riapertura del nucleare in Italia è comunque una buona notizia, mentre per il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro si tratta «dell'ennesima truffa del governo agli italiani». «Se il governo - ha spiegato Di Pietro - avesse deciso di rinunciare al nucleare non potremmo che essere felici. Invece con questo emendamento si dice soltanto che si posticipa l'individuazione delle località in cui realizzare le centrali». «Non giochiamo a fare i furbi. È evidente - ha proseguito - che l'esecutivo ha capito che la partita referendaria è persa e la vuole far finire prima del tempo».

La rinuncia da parte del governo a utilizzare il nucleare per produrre energia «è una buona notizia», che però «richiederà l'impegno per una nuova politica energetica e ambientale», è il commento dei segretari confederali della Cisl, Gianni Baratta e Fulvio Giacomassi.

Cgil: pronta al confronto sul nuovo piano energetico
E se per Alfonso Fimiani, presidente dei circoli dell'ambiente e portavoce dei comitati dell'astensione: «l'abrogazione delle norme che permettono il ritorno del nucleare in italia é un errore inaudito». Per i senatori Pd, Roberto Della Sete e Francesco Ferrante «Il Governo vigliaccamente toglie la parola agli elettori sul referendum». Per Antonio Filippi, responsabile energia della Cgil nazionale, «troppa improvvisazione, che non fa bene all'economia, allo sviluppo, all'occupazione». Ora, prosegue Filippi, è necessario programmare seriamente un nuovo piano energetico nazionale che metta al centro le energie rinnovabili, il risparmio e l'efficienza energetica.

«Nel piano straordinario dell'efficienza energetica presentato da Confindustria gli effetti delle misure previste produrrebbero da qui al 2020 sul sistema Paese un aumento di produzione pari a 238 miliardi di euro e un aumento occupazionale di 1.600.00 posti di lavoro in dieci anni. L'impatto complessivo sul sistema Paese sarebbe di oltre 14 mld di euro. Noi condividiamo queste indicazioni siamo pronti al confronto perchè l'Italia ha bisogno di una nuova politica energetica», ha concluso Filippi.

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