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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 12:56.

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Romani: sul nucleare aspettiamo la Ue, referendum su programma già superatoRomani: sul nucleare aspettiamo la Ue, referendum su programma già superato

«I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere tra poche settimane fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sull'onda dell'emozione, assolutamente legittima, dopo l'incidente di Fukushima, senza però avere sufficienti elementi di chiarezza». Parola del ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, che interviene così nell'aula del Senato sulla scelta del governo di fermare la costruzione di nuovi impianti nucleari. «Abbiamo rivisto l'impostazione sul nucleare data nel 2009 - ha aggiunto il titolare dello Sviluppo economico - e rinviamo una decisione così importante ad un chiarimento complessivo in sede Europea».

Il voto del Senato
E nel pomeriggio è arrivato il via libera di palazzo Madama all'emendamento del Governo al decreto legge omnibus che abroga le norme per la realizzazione delle centrali nucleari. L'Aula ha approvato la proposta di modifica dell'Esecutivo, che sostituisce la moratoria di un anno sul nucleare contenuta nel decreto. A favore la maggioranza, mentre hanno votato contro i senatori del Pd e dell'Idv. L'emendamento dell'Esecutivo stabilisce «l'abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari». In particolare, al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, stabilisce che «non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». Per il Governo, come detto da Romani, con questo emendamento viene «di fatto superato» il quesito del referendum sul nucleare, mentre secondo Francesco Rutelli (Pd) e Felice Belisario (Idv), il referendum sul nucleare si dovrà comunque svolgere.

L'emendamento in linea con la moratoria
Nel corso dell'informativa a Palazzo Madama sull'emendamento al decreto omnibus con cui l'esecutivo ha stoppato la realizzazione di nuove centrali, il ministro ha provato ad azzerare le polemiche e a ribadire le ragioni del Governo.

L'emendamento, ha chiarito Romani, è la conseguenza della «moratoria» già varata da Palazzo Chigi ed è in linea con una necessaria «riflessione» sul tema della sicurezza. «In Europa - ha proseguito Romani dobbiamo essere forti di una strategia definita per avere voce in capitolo, non essendo un paese con impianti nucleari presenti sul nostro territorio. Ricordo che 14 Paesi su 27 non hanno centrali nucleari, ma l'unico grande Paese a non averne è proprio l'Italia».

L'appello: non facciamoci travolgere dalla sindrome Nimby
Poi la risposta alle critiche dell'opposizione che vedono nella mossa del governo un tentativo di mettere la sordina al referendum del 12-13 giugno. «La campagna referendaria, e a maggior ragione un esito abrogativo del referendum - ha aggiunto il ministro -, avrebbe messo decisamente in secondo piano le nostre posizioni, le richieste e le pressioni con cui vogliamo garantire sicurezza al nostro Paese». Romani ha sottolineato quindi che «la sindrome Nimby, Not in my back yeard (non nel mio giardino, ndr) non ci deve travolgere. Noi dobbiamo parlare in Europa a pieno titolo perché la sicurezza dei nostri cittadini dipende dalle centrali installate in tutta Europa. Il referendum, al contrario - ha sottolineato Romani - non può abrogare al di fuori dei confini nazionali, non impone parametri di sicurezza e quindi non dà nessuna garanzia di poter decidere standard, parametri, criteri validi per noi, ma soprattutto per gli altri».

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