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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 16:17.

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Sui diritti tv del calcio piccole contro grandi. Paolillo: così club italiani perdenti contro Liga e PremierSui diritti tv del calcio piccole contro grandi. Paolillo: così club italiani perdenti contro Liga e Premier

Prima la scissione tra i club di Serie A e quelli di Serie B, adesso il rischio di una spaccatura definitiva tra le grandi e le piccole è più che concreto. La situazione in Lega Calcio non è delle più serene. Oggi si è tenuta la riunione del Consiglio, convocata per pronunciarsi sulla delibera approvata con la maggioranza dei tre quarti dell'assemblea il 15 aprile scorso. Quindici società hanno votato una delibera che affida la conta dei tifosi - parametro per ridistribuire parte delle risorse provenienti dalla vendita dei diritti tv - alle agenzie demoscopiche Crespi, Doxa e Sport und Markt. Contrarie, subito dopo le altre cinque (le due milanesi, Juve, Roma e Napoli) avevano annunciato la volontà di impugnare la delibera.

Ma l'accordo non c'è stato: i 10 votanti si sono espressi cinque a favore della norma (Zamparini, Ghirardi, Garrone, Pozzo, Lo Monaco) e cinque contro (Galliani, Sensi, Lotito, De Laurentiis e Paolillo). Il presidente Beretta, che si è astenuto, ha detto: «Bisogna tornare in assemblea - dice - per ora non si procede. Penso sia auspicabile ritrovare un clima di collaborazione all'interno della Lega; stiamo evidentemente discutendo un tema che ha in sè delle rigidità che derivano dal fatto che si parla di interessi importanti che le società cercano di tutelare al meglio».

Soddisfatto l'amministratore delegato dell'Inter, Ernesto Paolillo: «La votazione è stata questa e va accettata democraticamente come le cinque hanno accettato democraticamente quella di settimana scorsa». Prima di entrare in Lega, invece, Paolillo aveva manifestato tutto il suo dissenso per la delibera dello scorso 15 aprile. «Oggi è una giornata importante in Lega, stiamo andando su strada totalmente diversa e lontana da quella che dovrebbe essere. Non c'è strategia e non c'è futuro e mi aspetto che torni la ragionevolezza, altrimenti Premier League e Liga saranno di un'altra pianeta rispetto al calcio italiano», aveva dichiarato l'ad nerazzurro, prima di discutere della ripartizione del 25% dei diritti televisivi basata sui bacini d'utenza.

«Bisogna tornare a parlare della crescita del calcio italiano che invece si sta distruggendo per piccoli interessi di bottega - aveva proseguito Paolillo - si stanno togliendo legittime risorse alle squadre che più investono nel calcio e vengono invece ripartite a chi investe meno e non tenendo conto del vero appeal e del potenziale seguito delle squadre. È un qualcosa di iniquo che porterà via risorse a chi investe di più, il calcio italiano si impoverirà e non sarà più competitivo».

D'accordo Adriano Galliani: «Questo tentativo da parte di 15 società di interpretare a modo loro la legge renderà le squadre italiane ancora meno competitive in Europa di quanto siano oggi».

A fine Consiglio la delibera è stata dichiarata «tecnicamente non eseguibile». Particolarmente deluso il presidente del Parma, Tommaso Ghirardi: «Le posizioni sono rimaste uguali a prima, non è successo nulla; siamo venuti a perder tempo come temevamo. Alle fine le grandi si facciano il loro campionato europeo, vorrà dire che le altre 15 faranno un campionato italiano dei poveracci».

Tutto rinviato, comunque, al prossimo 3 maggio: sarà altro tempo perso, per dirla come Ghirardi, o si cercherà di trovare un accordo che al momento sembra molto lontano?«Penso sia auspicabile - ha dichiarato al termine il presidente della Lega, Maurizio Beretta - ritrovare un clima di collaborazione all'interno della Lega; stiamo evidentemente discutendo un tema che ha in sè delle rigidità che derivano dal fatto che si parla di interessi importanti che le società cercano di tutelare al meglio. Io non posso che esprimere auspicio che si possano superare contrapposizioni che sono assolutamente legittime».

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