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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 06:36.

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Lactalis cala l'Opa su Parmalat: 2,6 euro per ciascuna azione in circolazione. E, a meno di improbabili colpi di scena, si avvia a chiudere la partita. La Borsa ci crede: con un balzo del 10,73% a 2,56 euro, il titolo di Collecchio si è subito collocato a ridosso del prezzo dell'offerta annunciata. Il prospetto dell'Opa è in lavorazione e sarà pronto tra la fine di questa settimana e la prossima.
A lanciare l'Opa, materialmente, sarà Sofil, société par actions simplifiée di diritto francese, che fa capo interamente alla famiglia Besnier. Il 65% del capitale di Sofil fa capo a CRG e per il 35% a Groupe Lactalis, entrambe società anomine controllate da un'altra società anonima, Bsa, che a sua volta con quote paritetiche del 33,3% fa capo ai tre fratelli Besnier: Emmanuel, Jean-Michel e Marie.
Non sono disponibili altre informazioni sul riservatissimo gruppo di Laval, che dal 2001 non rende pubblici i suoi bilanci, ma l'Opa, fino a un controvalore massimo di 3,4 miliardi sarà finanziata interamente a debito con un prestito organizzato da Crédit Agricole, Hsbc France, Natixis e Société Générale. L'offerta rivolta al 71% del capitale non ancora posseduto da Lactalis viene proposta a un prezzo unitario che incorpora un premio del 13% rispetto ai 2,3 euro del 21 aprile scorso, del 10% rispetto alla media delle quotazioni degli ultimi tre mesi, del 14,8% rispetto alla media degli ultimi sei mesi e del 21,3% rispetto alla media dell'ultimo anno. Ed è vincolata al verificarsi di una serie di condizioni: che la partecipazione dei francesi raggiunga almeno il 55% del capitale; che il numero di azioni in circolazione alla chiusura dell'offerta non sia superiore al numero di azioni oggetto della stessa; che entro il primo giorno di Borsa aperta successiva al termine del periodo di adesione arrivi l'approvazione incondizionata dell'operazione da parte delle competenti Autorità antitrust e dell'autorità australiana per gli investimenti stranieri; che non vengano effettuate da Parmalat atti o operazioni volti a contrastare l'offerta; che non vengano varati provvedimenti legislativi volti a limitare il controllo o la facoltà di nominare la maggioranza degli amministratori o il diritto di voto in assemblea. In sostanza l'impianto legale dell'offerta – messo a punto dallo studio D'Urso, Gatti e Bianchi – è volto a tutelare Lactalis da eventuali pillole avvelenate da parte di Parmalat o da altre iniziative di "protezione" da parte pubblica. Le aree di sovrapposizione, dove è richiesto l'ok delle autorità competenti in materia di concorrenza, sono la Ue, il Canada, il Sudafrica, l'Ucraina, la Russia, la Colombia.
L'intenzione è comunque quella di mantenere Parmalat in quotazione. Vale a dire che, se la partecipazione complessiva di Lactalis dovesse risultare tra il 90% e il 95% sarà comunque ripristinato «entro 90 giorni un flottante sufficiente», oltre questa percentuale scatterebbe l'obbligo di acquisto, ma successivamente verrebbe comunque ripristinato il flottante.
Sotto il profilo finanziario, «Lactalis si riserva di valutare l'opportunità di procedere a fusioni o altre operazioni straordinarie anche infragruppo». Alla base c'è comunque l'interesse industriale a dar vita al primo gruppo lattiero caseario a livello mondiale, unendo i 10 miliardi di fatturato di Lactalis con i 4,3 di Parmalat. Il progetto è quello di far confluire nella società di Collecchio le attività europee di Lactalis nel settore del latte confezionato, incluse quelle detenute in Francia e Spagna. Il gruppo di Laval si impegna inoltre a mantenere la politica di approvvigionamento del latte in Italia, a sviluppare la posizione di Parmalat nel settore dei formaggi e dello yogurt dove è già presente (Canada, Australia, Sudafrica) e a perseguire una politica di espansione nei mercati in forte sviluppo quali Brasile, India e Cina anche attraverso «acqusisizioni selezionate o joint venture».
«Abbiamo un progetto ambizioso per Parmalat: farne il gruppo italiano di riferimento nel latte confezionato a livello mondiale, con sede, organizzazione e testa in Italia», ha sottolineato Emmanuel Besnier, ribadendo la salvaguardia degli assetti produttivi, dell'occupazione e della filiera italiana del latte.
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