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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2011 alle ore 18:22.

«Mai sottosegretario di Galan, che ha tradito la parola data. E comunque mai sottosegretario, neppure ministro in questa legislatura, sarebbe incompatibile con il mio programma tv che andrà in onda il 18 maggio». Mentre a Venezia stringono i tempi per la Biennale d'Arte e per l'organizzazione ancora in forse del Padiglione Italia affidato a Vittorio Sgarbi, il critico ferrarese rilancia la polemica contro il ministro dei beni culturali per la nomina negata alla soprintendenza del Polo Museale Speciale di Venezia, «mi dà ragione anche la Corte Costituzionale», dice.
E lancia un ultimatum: «per salvare il Padiglione Italia devono trovare una soluzione entro il 5 maggio, quando ci sarà la conferenza stampa della Biennale». Mentre spiega di avere avuto a questo proposito incontri con il premier Silvio Berlusconi ed il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta: «quella del padiglione Italia, è una questione che riguarda il governo».
Due in sostanza le alternative percorribili secondo Sgarbi: «che mi restituiscano la soprintendenza, per la quale avevo più titoli di tutti, o almeno che mi assicurino la disponibilità degli spazi che mi aveva garantito il presidente della Biennale Baratta».
Sgarbi smentisce gli sia stato ufficialmente proposto un ruolo nell'esecutivo: «Quella è un'idea della Lega che ho appreso dai giornali - dice - ma io non farei mai il sottosegretario di Galan e in questo momento nemmeno il ministro, è un'ipotesi che potrei prendere in considerazione nella prossima legislatura, non oggi, tengo troppo al mio programma tv e il ruolo di sottosegretario sarebbe incompatibile con quello della conduzione del programma».
Non commenta Sgarbi la possibilità, ipotizzata oggi da Repubblica, che gli venga offerto un ruolo di commissario per la cultura.
Dal ministero dei Beni culturali invece, rivela il critico, «mi era stato offerto, prima che venisse bocciata la mia nomina a Venezia, un ruolo di consigliere del ministro per tutti i musei. Sarebbe stato un compito ben pagato, che mi avrebbe risarcito di tutti mesi passati alla guida della soprintendenza a lavorare senza che mi fosse pagato nemmeno un soldo. La proposta me la fece il capo di gabinetto su sollecitazione di Galan, io però ho rifiutato, non voglio fare il consigliere, voglio un ruolo operativo. A Galan avevo chiesto piuttosto di rinominarmi alla soprintendenza. Lui mi aveva dato la parola, poi invece non lo ha fatto. È così che è cominciata la guerra: io non mollo, Galan dovrà pagare la mancanza di parola. E vediamo come va a finire».
Una novità, annuncia, potrebbe arrivare sul piano legale: «Con il mio avvocato abbiamo visto che c'è una sentenza della Corte Costituzionale che confermerebbe le ragioni del nostro ricorso». Insomma, conclude Sgarbi, «mi ridiano il posto di soprintendente di Venezia come è mio buon diritto o trovino una soluzione che mi metta nelle stesse condizioni. Ho chiesto a Muti, Tornatore, Ozpetek, Arbasino e tanti altri di segnalarmi gli artisti e ora non ho gli spazi per esporli».
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