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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2011 alle ore 09:59.

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«Nell'ultima settimana l'Italia ha partecipato ad attacchi che sono andati a buon fine». Lo ha detto il generale di brigata Rob Weighill, sottocapo di Stato Maggiore delle Operazioni Unified Protector, nel corso di una conferenza stampa sulle operazioni in Libia svoltasi alla base Nato di Bagnoli. «Gli interventi aerei italiani - ha affermato - hanno portato grandi benefici alle operazioni». «Siamo grati all'Italia - ha sottolineato - per ciò che ha fatto fin dall'inizio delle operazioni, sia con la no fly zone sia con l'embargo».

Navi della Nato hanno intanto rimosso le mine marine posizionate dalle forze leali a Muammar Gheddafi nelle acque del porto di Misurata, città assediata da oltre due mesi. Lo ha riferito un generale britannico. «Le nostre navi hanno intercettato delle piccole imbarcazioni che deponevano delle mine e noi ci siamo sbarazzati dei congegni che abbiamo trovato», ha affermato il generale Rob Weighill durante una conferenza stampa. «Questo dimostra di nuovo quanto il regime del dirigente Muammar Gheddafi ignori il diritto internazionale e cerchi di impedire l'invio dei soccorsi umanitari», ha aggiunto, durante una videoconferenza dal quartier generale della Nato a Napoli.
In serata però il regime di Muammar Gheddafi ha imposto il blocco navale al porto di Misurata, controllato dai ribelli. A riferirlo la televisione di stato libica, spiegando che tutte le navi che entreranno in porto potrebbero essere attaccate.
Sempre in serata Seif al Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi, ha detto che Tripoli non si arrenderà mai, anche se i bombardamenti della Nato dovessero durare 40 anni. «Che i bombardamenti durino 40 giorni o che durino 40 anni - ha detto Seif alla tv libica - non ci sarà alcuna resa. La bandiera verde (della Libia) continuerà a sventolare».

Alta tensione, poi, alla frontiera tra Libia e Tunisia: una donna tunisina è morta e un bambino è rimasto ferito a Dehiba, 200 chilometri a sud di Ras Jdir, nei combattimenti tra le forze di Muammar Gheddafi e l'esercito tunisino, intervenuto per fermare l'avanzata dei lealisti che avevano sconfinato per colpire i ribelli. Alcuni testimoni, hanno riferito che altre due persone sono rimaste ferite, colpite dai colpi d'artiglieria delle truppe fedeli al Colonnello nella città di Dehiba. L'esercito tunisino, intervenuto in forze lungo tutto il confine libico, ha raccontato il corrispondete di al Jazeera sul posto - ha bloccato 16 macchine con a bordo decine di truppe fedeli a Gheddafi.

Le autorità tunisine hanno convocato l'ambasciatore libico in segno di protesta. «Non tollereremo che si ripetano simili violazioni. C'è una linea rossa in territorio tunisino e nessuno è autorizzato a valicarlo» ha detto il vice ministro degli Esteri tunisino Radhouane Nouicer alla televisione panaraba. Veri e propri combattimenti tra esercito tunisino e forze gheddafiane sono scoppiati da ieri nella città di confine di Dehiba e negli scontri sarebbe morta anche una giovane tunisina.

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