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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2011 alle ore 19:49.

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Massimiliano Allegri (Ap)Massimiliano Allegri (Ap)

Quando Allegri è diventato davvero l'allenatore del Milan? In quest'interrogativo, niente affatto scontato e retorico, si condensano le ragioni di uno scudetto conquistato di fatto nella serata della vittoria del derby, al di là delle banalità e dei rituali scaramantici.

Dopo aver trovato un livornese di destra, impresa improba anche di questi tempi, pareva che Berlusconi avesse riprodotto il solito allenatore disposto ad accontentare il finissimo palato calcistico del presidente e incline all'obbedienza, dai moduli di gioco sino all'acconciatura.

L'avvio non lasciava infatti presagire nulla di buono: confusione tattica, squadra lenta e impacciata, sconfitta a Cesena e costretta al pareggio interno con il Catania. Un gruppo che pareva riprodurre, in peggio, i vizi delle stagioni passate. Poi una serie di avvenimenti, in teoria negativi, ha dimostrato che i numeri mostrati da questo giovane alla guida del Cagliari non erano frutto di effimere fortune. Il primo fatto è stata sicuramente la cessione di Ronaldinho. Una diva sul viale del tramonto e soprattutto perennemente sul filo del fallo laterale, in attesa che solerti compagni portassero il pallone per produrre meraviglie. Va bene i brasiliani, disse Allegri, ma quelli lazzaroni no. Robinho sarà pure uno che si divora gol davanti alla porta, ma si danna l'anima, lo trovi in attacco e un attimo dopo a coprire a centrocampo e in difesa. Ronaldinho è un lusso che non ci possiamo più permettere. Gli altri fatti sono state le perdite per lungo tempo di Pato e soprattutto per quasi l'intero campionato di Pirlo, senza contare i consueti acciacchi che hanno colpito Ambrosini. Ma è proprio in seguito alla perdita di alcuni pezzi dell'argenteria che il Milan è diventato di Allegri. Molti, quorum ego, scrissero che Pirlo non aveva sostituti e che non c'erano formule di cambiamento adatte. Sbagliammo. Così è cominciata la progressiva acquisizione di un'identità della squadra .

Il gruppo che taglia il traguardo di un campionato vinto con pieno merito è infatti figlio del suo allenatore che ha saputo trovare a centrocampo un assetto senza l'immenso talento del suo fantasista principe, che ha restituito grinta (fin troppa) a Gattuso, che ha scoperto l'energia devastante di Boateng e soprattutto ha rigenerato un talento purissimo qual è Seedorf, inventando per lui una strana posizione defilata sulla sinistra che alla prima apparizione parve una bestemmia. Si scrisse: l'olandese tende a estraniarsi dal gioco, così è come levarlo. Ma a dispetto delle critiche ancora una volta ha avuto ragione Allegri, consentendo al suo maturo fuoriclasse di trovare gli stimoli di un'altra giovinezza. Mosse azzeccate, accompagnate dall'equilibrio dato al formidabile reparto arretrato, grazie ai due assi portanti Nesta e Thiago Silva e alla buona vena di Abate, forse l'unico dei giovani che ha trovato nel Milan una collocazione adeguata. Una citazione d'obbligo anche ad Abbiati, protagonista di una stagione da incorniciare.

Gli aggiustamenti in corso d'opera appena ricordati hanno consentito ai rossoneri di adottare un modulo meno dipendente, come pareva ed era all'inizio del torneo, incardinato sul solo Ibrahimovic. Le pessime giornate vissute negli ultimi mesi dallo svedese non devono far dimenticare che è stato l'elemento determinante che ha consentito al Milan di tenere nei momenti più delicati della stagione la linea di galleggiamento. Poi è stata la volta di Pato, decisivo nell'ultima fase. Molti indicano in lui il futuro fuoriclasse che garantirà al Milan destini radiosi. Nutriamo dubbi in proposito: la classe non manca, ma sono altrettanto evidenti le pause e un fisico fragile. Staremo a vedere. In un complesso così costruito, meno bello a vedersi ma assai più concreto delle passate stagioni, si è inserito a fatica Cassano, protagonista di una stagione scadente e ai margini. Insomma, una riserva di lusso, ben al di sotto di ciò che si può attendere da un simile fuoriclasse. Ma la sua vicenda con la Samp e lo squallido epilogo dimostrano che il ragazzo coraggioso e anticonformista che pareva di intravedere s'è squagliato al sole di una miliardaria panchina. Dunque sia reso onore al Milan di Allegri, dominatore del campionato. Ai rossoneri è mancato un vero competitore, come per intenderci fu la Roma con l'Inter nelle stagioni passate. Il crollo delle due ex prime donne del torneo non ha consentito le opportune verifiche, al di là dell'eccellente torneo disputato da Napoli, Udinese e Lazio.

Ora incomincia un' altra era sportiva per il Milan risorto. Trovata la squadra che vince il campionato italiano, si dovrà costruire quella capace di tornare davvero competitiva in Europa. Per ora così non è, né i cicli magici si possono riprodurre d'incanto. I tifosi rossoneri dovranno saper pazientare perché la casa europea dovrà nascere su fondamenta nuove, vista l'età anagrafica di molti dei campioni. Soprattutto i rossoneri e con essi l'intero calcio italiano dovranno recuperare quella competitività da tempo smarrita. Ne riparleremo. Restiamo tuttavia convinti che la squadra di Allegri abbia bisogno di molti interventi, ma non di un coupe de theatre alla Cristiano Ronaldo. Il Milan dei trionfi del passato ha saputo costruire i suoi grandi campioni tra le mura di casa.

Buon campionato a tutti.

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