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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2011 alle ore 18:10.

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Berlusconi alle prese con l'ultimatum di Bossi. E il Pdl studia una exit strategy (Ansa)Berlusconi alle prese con l'ultimatum di Bossi. E il Pdl studia una exit strategy (Ansa)

Spetterà a Silvio Berlusconi provare a sbrogliare l'intricatissima matassa del voto parlamentare sulla Libia in un faccia a faccia con Umberto Bossi. L'incontro era segnato per stasera nell'agenda del premier, ma l'atteso confronto è poi saltato. Con molta probabilità il premier e il Senatur si vedranno invece domani. Ad ogni modo nell'inner circle del Cavaliere sono tutti convinti che la faccenda dovrà essere risolta da Berlusconi. Tanto che la riunione di oggi, presieduta dal sottosegretario Gianni Letta a palazzo Chigi - presenti i capigruppo del Pdl e i ministri Frattini e La Russa - è servita solo a mettere le carte sul tavolo e a capire quale potrebbe essere la necessaria contropartita per ricucire lo strappo del Carroccio che ha presentato una sua mozione.

La nota del Colle: nessun intervento in vista dell'esame di domani
Di sicuro, al momento, c'è solo che per il Pdl non ci sono modifiche della linea italiana che giustifichino la presentazione di un nuovo documento: l'adesione italiana ai raid militari, ragionano in ambienti berlusconiani, è in linea con la risoluzione 1973 dell'Onu e ha ricevuto l'avallo del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Che oggi ha preso carta e penna per smentire il suo intervento in vista della discussione di domani. «Resta esclusiva responsabilità del governo e del Parlamento la decisione circa gli sviluppi dell'adesione già data dall'Italia agli indirizzi formulati e alle misure autorizzate da quella risoluzione».

Nel Pdl si studia una exit strategy: deadiline e risorse i nodi
Insomma, il Colle intende mantenere la sua linea di assoluta neutralità e il premier dovrà cercare di condurre a più miti consigli il Senatur. In realtà una possibile exit strategy già circola nel Pdl e potrebbe essere quella di fissare una formula flessibile con la quale si affermi che la missione andrà avanti «fino a quando i civili non saranno fuori dal pericolo di essere colpiti». L'altro punto da sciogliere riguarda le risorse. La Lega nella mozione chiede «di operare nell'ambito degli stanziamenti ordinari per la Difesa» e di «non determinare aumenti della pressione tributaria». Ma su questo aspetto il Pdl vorrebbe sorvolare, anche perché allo studio del governo ci sarebbe l'ipotesi di un aumento di un centesimo al litro
del prezzo della benzina per comprire i costi della missione.

Bossi riunisce i suoi nel pomeriggio a Via Bellerio
Intanto Bossi ha riunito oggi pomeriggio lo stato maggiore del Carroccio nel quartiere generale di Via Bellerio (con lui anche il ministro Calderoli, i due capigruppo Bricolo e Reguzzoni e la vicepresidente del Senato Mauro) per fare il punto della situazione. «Berlusconi non è scemo, non vota per far cadere il Governo», ha detto il Senatur ai militari della Lega point di Gallarate, prima di arrivare a via Bellerio.

Bersani avverte: non faremo da stampella alla maggioranza
Domani, poi, i capigruppo di maggioranza si ritroveranno per mettere a punto una road map del voto e trovare una convergenza prima dell'inizio della discussione. Intanto, però, l'opposizione continua ad attaccare la maggioranza. «Non faremo da stampella a soluzioni che significano soltanto lo svilimento del nostro Paese - avverte il segretario del Pd, Pierluigi Bersani - . Stanno prevalendo questioni interne, anzi direi regionalistiche». Fli, per bocca di Benedetto Della Vedova, punta invece il dito contro un governo in cui ormai «detta legge solo Bossi». E l'Idv ha previsto nella sua mozione (giudicata ammissibile oggi dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, insieme a quella della Lega) il divieto esplicito della «partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico».

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