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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2011 alle ore 18:56.

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Lorenza Lei è stata designata all'unanimità dal Consiglio di Amministrazione della Rai come nuovo direttore generale al posto del dimissionario Mauro Masi. Per domani alle 11 è convocata l'assemblea totalitaria dei soci, per raggiungere l'intesa sul nome del nuovo dg prevista dalla legge. A seguire, alle 12, tornerà a riunirsi il cda per la ratifica definitiva.

Il presidente Garimberti: «Sarà un direttore di garanzia»

«Ho proposto al Consiglio di amministrazione Lorenza Lei per la nomina a Direttore generale della Rai perché ritengo possa rappresentare quello che definirei un direttore generale di garanzia». Così il presidente della Rai Paolo Garimberti subito dopo la designazione all'unanimità da parte del Cda Rai di Lorenza Lei. «Credo - aggiunge Garimberti - che in questo particolare momento ci sia la necessità di una scelta improntata a logiche di tipo aziendale, manageriali, basate su criteri legati alla conoscenza dei problemi e all'esperienza professionale». Il presidente della Rai quindi rileva: «Occorre rimboccarsi subito le maniche e, dal mio punto di vista, chi già conosce l'azienda ha dalla sua una maggiore forza e può contribuire più rapidamente a far ritrovare quello spirito unitario di gruppo che ha sempre contraddistinto la Rai nei momenti di difficoltà. In questa chiave, l'unanimità registrata sulla proposta è un buon segnale».

Zavoli: «Bene una donna al vertice»
Con la designazione, Lorenza Lei è vicina a diventare il primo direttore generale donna del servizio pubblico. «Apprezzo senza riserve la scelta di un direttore generale donna per una ragione non unica né semplice: perché una nuova sensibilità istituzionale, cioé, potrebbe porsi, tra l'altro, il problema di come viene rappresentata la personalità femminile sugli schermi del servizio pubblico», ha commentato il presidente della Commissione Parlamentare per l'Indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Sergio Zavoli, in una nota. «Si tratta di allertare un'attenzione culturalmente in grado di far fronte a una lenta, quasi naturale deriva che interpreta sempre più forti interessi commerciali e sempre più deboli scrupoli civili. il servizio pubblico non passa solo per le notizie di un tg o gli approfondimenti di un talk-show: ha dei doveri che attraversano e permeano ogni aspetto della sua comunicazione. Auspico che la politica, quella più esigente e invasiva, colga l'occasione per un significativo aggiustamento di rotta; e che il nuovo direttore giustifichi la ragionevole richiesta di una reale autonomia».

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