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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 13:02.
Il premier Silvio Berlusconi l'ha messa giù così. «Avevamo un dubbio su quale città della Calabria scegliere per il comizio. Poi, sapete, alle lusinghe delle belle donne non so resistere». Peccato, però, che la scelta del Cavaliere rischia di essere fatale per «la bella donna» in questione: Dorina Bianchi, senatrice centrista in corsa per la poltrona di sindaco di Crotone e che può contare sul sostegno del Pdl alle amministrative (guarda il nostro speciale).
La battuta del premier e il terremoto in casa dell'Udc
Da qui la discesa in campo del premier, ma anche quella battuta pronunciata durante il comizio in suo sostegno («ora senza Casini e Fini il governo può fare le riforme») che ha fatto scoppiare il terremoto in casa dell'Udc. Pier Ferdinando Casini non le risponde al telefono e, con un sms garbato nella forma ma netto nella sostanza, le ha dato Il benservito («è giusto che ognuno vada dove lo porta il cuore»). Il segretario Lorenzo Cesa, più pragmatico, ha chiarito le cose in una telefonata molto fredda: si va avanti per salvare l'alleanza con il Pdl (che sostiene il candidato centrista anche a Cosenza) e soprattutto per portare a casa il risultato.
Cesa "diserta" la campagna della Bianchi
Per capire però quanto potrebbe essere fatale il mancato distinguo della senatrice di fronte alle critiche del premier, basta sentire il commento che viene fatto nell'entourage di Cesa.«Non siamo andati più a Crotone, com'era ovvio, ma in un paesino lì vicino, Rocca di Neto, per disinnescare la mina». In che senso? «L'Udc a Crotone e in Calabria gode di grande seguito e quella battuta di Berlusconi disorienta i nostri elettori e rischia di fare molto danno». Anche perché, va detto, i centristi non devono solo fare i conti con l'arrendevolezza della senatrice cattolica, ma combattono sul campo con una pericolosa frammentazione.
Centristi spaccati dopo l'asse con il Pdl
Il partito a Crotone si è infatti spaccato di fronte alla scelta di un asse con il Pdl. Così una parte dell'Udc (con in testa il presidente del Consiglio provinciale, Benedetto Proto) si è staccata e ha deciso di sostenere la candidata del terzo polo (che qui è orfano dell'Udc), Giusy Regalino. Mentre Pasquale Tripodi, ex capogruppo dell'Udc e uomo forte del partito in Calabria fino all'accordo con il Pdl, ha subito gettato benzina sul fuoco. «È stato uno spettacolo penoso e imbarazzante vedere esponenti dell'Udc ridere mentre il premier insultava il segretario del loro partito».
Massima allerta nel quartier generale di Casini
Nel quartier generale dell'Udc c'è dunque massima allerta perché l'incidente di Crotone potrebbe condizionare anche la partita di Cosenza, dove lo schema è identico: il Pdl sostiene il centrista Mario Occhiuto, fratello del deputato Roberto. Il cui nome fu tirato in ballo alle scorse regionali come possibile candidato di Pd e Udc. Poi non se ne fece più nulla: l'asse tra democratici e centristi franò infatti per l'ostinazione dell'ex governatore Agazio Loiero che ottenne per sé la ricandidatura e perse poi la poltrona. Quanto alla Bianchi per ora non ci sarà il redde rationem, ma il suo destino sembra segnato. «Non è stata fatta fuori già ora - ragionano in ambienti centristi - perché prima bisogna vincere le elezioni (guarda le istruzioni per il voto). Ma i suoi rapporti con i vertici sono ormai compromessi». Insomma, se per Dorina Bianchi non si spalancheranno le porte del municipio di Crotone, di sicuro dopo il voto si apriranno quelle del Pdl.
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