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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 06:41.

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Quasi ovunque da soli. A cinque mesi dalla nascita – se si prende come battesimo quel voto di sfiducia del 14 dicembre – il terzo polo fa la sua prova di forza e tenta di spezzare lo scontro a due tra Pd e Pdl-Lega. La scommessa per le amministrative è quella di portare i candidati "bipolari" ai ballottaggi e realizzare così una legittima aspirazione: diventare ago della bilancia. Una scommessa politica terzista che intanto ha mandato all'aria i calcoli del centro-sinistra e del centro-destra.

Quelli del Pd perché così non riesce nella strategia di allargamento delle alleanze e si ritrova quasi ovunque accanto a Sel e Idv con poche occasioni di incontro con la Federazione di sinistra. Quelli del Pdl perché al Sud soffre l'assenza di una forza moderata mentre a Nord è schiacciato dalla competizione con la Lega. È da questo schema che il terzo polo vuole conquistare la sua «golden share» da usare ai ballottaggi. Che diventano il vero test politico. Resta il dilemma: se al secondo turno debutterà la "santa alleanza" con la sinistra o se, invece, si vedrà un disgelo con il centro-destra.

Il partito di Casini ieri frenava e metteva in stand by qualsiasi scenario. Soprattutto quello di una convergenza – che finora non era affatto esclusa – su Letizia Moratti. «Se Silvio Berlusconi insiste nel dare una valenza nazionale a queste amministrative, per noi diventa molto difficile schierarci nel secondo turno. La personalizzazione riduce a zero le possibilità che il terzo polo converga sulla Moratti». Così diceva Mauro Libè, deputato dell'Udc che per Casini sta gestendo tutta la partita del voto di maggio. «Tra l'altro – aggiunge – credo sia una strategia perdente per il premier visto che il giudizio della gente su di lui e sul Governo è in netta discesa». Quello di Libè sembra un suggerimento per il Cavaliere ma anche già un'indicazione di alleanza. Quindi sceglierete Giuliano Pisapia? «Non ho detto questo. Dico invece – chiude Libè – che se il livello di scontro tra i due poli avrà una ribalta nazionale noi potremmo anche decidere di non schierarci. Nemmeno al secondo turno».

Intanto le squadre, ai blocchi di partenza, si presentano con questa formazione: un centro-sinistra fatto da Pd-Sel e Idv; un centro-destra standard con Pdl e Lega e un terzo polo con Udc-Fli-Api. Con alcune eccezioni. Quella della Calabria dove i centristi sposano il Pdl e divorziano dal Fli, mentre a Macerata tradiscono il partito di Berlusconi e scelgono il Pd. Nel campo del centro-sinistra, invece, non c'è l'Idv a Napoli mentre solo in alcune realtà c'è anche la Federazione di sinistra: accade a Bologna e Milano, non a Napoli e a Torino. «L'impostazione che abbiamo voluto dare è quella della centralità del Pd che attrae a sé Sel o l'Idv e in rari casi la sinistra. In realtà, funziona quasi ovunque l'alleanza con Vendola grazie alle primarie dove si sono scelti i candidati diventati comuni.

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