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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 08:20.

I talebani legati alla rete di al-Qaida hanno messo in atto la loro prima grande azione di vendetta per la morte di Osama bin Laden; ed è stata una strage. Almeno 87 persone, in gran parte reclute (ma si teme possano essere di più), sono morte per un duplice attentato contro un centro di formazione della polizia di frontiera, nella città di Shabqadar, circa 30 km a nord di Peshawar, nella regione del nord-ovest. Si tratta del più sanguinoso attacco realizzato in Pakistan dall'inizio dell'anno, in un momento in cui il governo di Islamabad subisce una forte pressione per il suo ruolo nell'uccisione del capo di al-Qaeda.
Ancora non è chiarissima la dinamica dell'attentato realizzato da due kamikaze. Le esplosioni sono avvenute mentre i cadetti, freschi di formazione, stavano salendo su un autobus che li avrebbe portati via dall'accademia per una decina di giorni, dopo un corso di formazione. «Questa è la prima vendetta per il martirio di Osama: attendetevi attentati ancora più grandi in Pakistan e Afghanistan», ha minacciato il portavoce dei talebani in Pakistan, Ehsanullah Ehsan, raggiunto telefonicamente in una località sconosciuta. Il capo dello Stato maggiore congiunto dell'esercito pakistano, generale Khalid Shameem Wynne, ha cancellato un viaggio in Usa.
L'attacco è stato rivendicato dal Tehrik-i-Taliban Pakistan (Ttp), la più importante organizzazione clandestina islamica pachistana, guidata da Baitullah Mehsud, molto vicina ad Al Qaida. L'emittente ha reso noto che secondo testimoni si sono sentite raffiche di armi da fuoco prima delle esplosioni.
Il bilancio, temono i soccorritori, potrebbe ulteriormente crescere a causa delle gravi condizioni di molti feriti.
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