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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2011 alle ore 12:34.

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Almeno sei persone, tra cui tre americani di origine pachistana, e due iman, sono stati incriminati dalla giustizia Usa in Florida per avere appoggiato finanziariamente i Talebani del Pakistan, considerati una organizzazione terroristica. Lo ha indicato il Dipartimento della Giustizia Usa. Tra le sei persone, tre delle quali sono state arrestate negli Stati Uniti, spiccano in particolare due imam americani residenti a Miami: Hafiz Muhammed Sher Ali Khan, 76 anni, e suo figlio, Irfan Khan, 37 anni, arrestati oggi nel sud della Florida. Un altro figlio dell'imam più anziano, Izhar Khan, 24 anni, è stato invece arrestato a Los Angeles, in California. Le tre altre persone, Amina Khan, suo figlio Alam Zeb e Ali Rehman, sono residenti in Pakistan e non sono ancora stati arrestati. Secondo l'accusa, Hafiz Khan, con l'aiuto di complici, avrebbe fornito fondi ai talebani pachistani permettendo loro di uccidere e sequestrare diverse persone fuori dagli Stati Uniti.

Inanto il Pakistan alza la voce con gli Usa dopo il blitz contro Osama bin Laden: il Parlamento di Islamabad ha condannato l'operazione americana di Abbottabad, ha chiesto la fine degli attacchi con i droni, e ha chiesto di «rivedere i termini del suo impegno con gli Usa» minacciando anche di bloccare il transito dei convogli di rifornimenti della Nato diretti in Afghanistan. È quanto emerge da una risoluzione in 12 punti approvata nella notte dalle due camere in sessione congiunta dopo un dibattito-maratona di 10 ore con i vertici dell'esercito e dei servizi segreti.
I legislatori di Islamabad hanno inoltre chiesto l'istituzione di una commissione di inchiesta (la cui composizione è ancora da stabilire) sul blitz dei Navy Seals per individuare «eventuali responsabilità» e per «fare in mondo che incidenti del genere non si ripetano più».
In particolare, la risoluzione mette in guardia gli Usa contro «operazioni unilaterali sul territorio pachistano», come gli attacchi di aerei senza pilota (droni) nel nord-ovest.

Ieri un velivolo senza pilota della Cia, il quarto dal blitz di Abbottabad, è entrato in azione in Waziristan uccidendo 4 sospetti militanti.
La dura presa di posizione dell'assemblea di Islamabad è arrivata dopo una relazione a «porte chiuse», tenuta fino a tarda notte, dei responsabili del servizi segreti dell'Isi, sempre più sotto pressione per l'imbarazzo creato dalla scoperta del covo di Osama bin Laden a un chilometro da una prestigiosa accademia militare. Secondo indiscrezioni riprese dalla stampa, il capo dell'Isi, Ahmad Shuja Pasha, ha offerto le proprie dimissioni dopo aver riconosciuto il «fallimento». I responsabili militari hanno ammesso che i radar non hanno intercettato gli elicotteri «invisibili» usati dagli americani.

Intanto, a conferma del nervosismo esistente tra i due alleati, è arrivata la notizia oggi di un «contractor» americano, Aaron Mark De Haven, bloccato all'aeroporto di Peshawar mentre stava per lasciare il paese nonostante fosse in libertà provvisoria perchè trovato in possesso di un permesso di soggiorno scaduto.

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