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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2011 alle ore 16:37.

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Fino a pochi anni fa sarebbe stato difficile immaginare un convegno internazionale inaugurato dal presidente francese, Nicholas Sarkozy, e chiuso da un imprenditore di 27 anni. Eppure sarà il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, l'ultimo speaker del forum e-G8 a Parigi: è una conferenza che fino a domani affronterà alcune questioni aperte di internet. Dove a parlare saranno soprattutto alcune aziende chiave dell'economia online.

Sul tavolo i dossier da valutare sono molti: privacy, regole condivise, telecomunicazioni, proprietà intellettuale, editoria, ecommerce. "Non possiamo continuare a pensare che le norme siano nazionali", ricorda Sarkozy davanti alla platea. E sottolinea: "Non vogliamo fare errori nel regolare un ecosistema potente, ma ancora fragile".

Le analisi di McKinsey mostrate durante l'e-G8 rilevano che nei paesi sviluppati internet ha un impatto in media del 3,4% sul prodotto interno lordo. E dal 2004 al 2009 ha contribuito a un quinto del valore della crescita, superando l'agricoltura e l'energia: in Italia pesa il 12% sull'aumento del pil nazionale nel medesimo periodo. Inoltre McKinsey stima un incremento del 10% nella produttività nelle piccole e medie imprese legato all'utilizzo degli strumenti digitali.

Ma una fotografia dei partecipanti al meeting di Parigi riunirebbe i protagonisti dello sviluppo di internet degli ultimi anni. Intervengono gli amministratori delegati dei colossi hitech: Google, eBay, Publicis. Nelle discussioni saranno presenti anche le rampanti startup che stanno plasmando i mercati online, a partire dai fondatori di Facebook e di Groupon. Sul palco saliranno inoltre i giganti dell'editoria globale: New York Times, Wall Street Journal, Financial Times. E siederanno accanto ai colossi delle telecomunicazioni.

Sono tre gli imprenditori italiani che prenderanno parte ai lavori. Partecipano il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, e Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo editoriale L'Espresso. Domani interverrà anche Luca Ascani, romano, 31 anni: è il presidente di Populis, una società che produce contenuti multilingua online. "Per le startup è importante guardare subito al mercato internazionale ed essere capaci di iniziare senza avere un venture capital alle spalle", osserva Ascani. A partire da una simbiosi con i motori di ricerca, Populis ha raggiunto un fatturato di 58 milioni di euro. E dopo l'Europa punta al Sudamerica per l'espansione.

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