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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2011 alle ore 20:25.

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I governi del G-8 si impegnano «a creare un ambiente in cui internet possa svilupparsi in modo equilibrato» si legge nella bozza della dichiarazione finale, visionata da France Presse. Molta importanza viene data al settore privato «che deve rimanere la forza conduttrice dell'economia online» e si sottolineano il significato fondamentale della trasparenza e della libera espressione della comunicazione via web.

Il vertice degli otto Grandi a Deauville è stato preceduto da un "e-summit" a Parigi tra i leader delle principali aziende internazionali del settore. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha ripetutamente sostenuto l'esigenza di «moralizzare il web», inserendolo in un contesto normativo equo e preservandolo dalla criminalità informatica, dalle violazioni del diritto d'autore e dalle espressioni estremiste. Mercoledì sera, però, la seconda giornata del Forum a Parigi si era chiusa senza l'approvazione di un testo comune. Ognuno è un po' rimasto arroccato sulle sue posizioni: da una parte i colossi di internet, come Google o Facebook, che rifiutano ogni intervento o controllo degli Stati, dall'altra i governanti, che vorrebbero maggiori regole.

L'organizzatore dell'evento, Maurice Levy dell'agenzia Publicis, ha spiegato così il messaggio per i leader del G-8: internet rappresenta uno straordinario strumento per lo sviluppo della crescita e dell'occupazione. Levy ha anche riconosciuto le critiche mosse nei confronti del Forum, a partire dal suo orientamento prettamente economico e dall'assenza di rappresentanti della società civile: «Era la prima volta. Abbiamo dovuto organizzare tutto in grande velocità. Ma credo che sia stato un successo. E possiamo migliorare».

Ma nonostante gli sforzi degli organizzatori e dei partecipanti, secondo il "Wall Street Journal", le conclusioni sono rimaste piuttosto vaghe, a conferma della difficoltà nel trovare strade comuni per regolamentare Internet tra le aziende private e i governi nazionali. «Abbiamo convenuto all'unanimità che bisogna garantire un accesso libero e aperto a Internet per ogni abitante del pianeta» ha ribadito Levy. E «il confronto proseguirà al G-8 dell'anno prossimo» ha annunciato Sarkozy nella conferenza stampa della presidenza al termine della prima giornata di lavori a Deauville. «I protagonisti di Internet sono consapevoli delle loro responsabilità» in ambiti come la lotta alla pedofilia, «la proprietà intellettuale o la fiscalità delle imprese», secondo Sarkozy, ma i governi dovranno lavorare «sulla base delle idee che gli attori della Rete propongono» perché «nessuna regola può ostacolare» o imbrigliare «la creatività e l'innovazione».

Al tavolo degli otto Grandi ha fatto un certo effetto vedere il 27enne (e ricchissimo) fondatore di Facebook Mark Zuckerberg mettersi a sedere davanti a Barack Obama e Nicolas Sarkozy nella seconda sessione del summit, intitolata semplicemente: "The Internet". A lui e agli altri big del settore, come Eric Schmidt di Google, è spettato il compito di illustrare i contenuti dell' "e-summit" di Parigi.
Nel suo intervento di chiusura al Forum, Zuckerberg è stato obiettivamente modesto: Facebook, ha detto davanti a una folta platea, «non è necessario né sufficiente» per fare la rivoluzione, minimizzando il ruolo avuto dal celebre social network nelle rivoluzioni democratiche nei Paesi arabi, a partire da Tunisia ed Egitto. «Sarebbe particolarmente arrogante per un'azienda di tecnologia rivendicare un ruolo nei movimenti di protesta», ha proseguito. Per il giovane genio del web, ciò che ha contribuito ai rivolgimenti democratici nei Paesi arabi sono le popolazioni che «si sono prese per la mano», mentre la sua società ha svolto un ruolo «molto meno importante di ciò che dicono i giornali».

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