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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2011 alle ore 18:47.

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È tornato a casa nella notte Michele Misseri che ieri, in tarda serata, era stato portato in ospedale. Pare che le sue condizioni siano buone e che nei suoi confronti non fosse stato emesso il provvedimento di trattamento sanitario obbligatorio, che sembrava fosse stato assunto dal sindaco di Avetrana per disporre il ricovero in ospedale.

Il gip del tribunale di Taranto Martino Rosati ha disposto ieri la scarcerazione, dopo 236 giorni di detenzione, su richiesta della Procura di Taranto. La Procura ha ritenuto che si siano attenuate le esigenze cautelari in relazione al capo di imputazione principale contestato a Misseri, cioè quello di omicidio della nipote quindicenne Sarah Scazzi, e che per questa ipotesi di reato, per la quale la custadia cautelare prevista è al massimo di sei mesi, possa rimanere indagato in stato di libertà. Essendo Misseri in carcere dal 7 ottobre scorso, i termini di custodia preventiva sono quindi scaduti.

Dopo aver fornito sette versioni sul delitto, l'uomo sembra quindi destinato a subire un processo per il solo reato di concorso in soppressione di cadavere. L'omicidio - secondo l'accusa - è stato compiuto dalla figlia di Michele, Sabrina, fermata il 15 ottobre, con il concorso morale di sua madre, Cosima Serrano, che era in casa mentre Sarah veniva uccisa e non avrebbe fatto nulla per fermare la figlia. Cosima è in carcere dal 26 maggio: assieme a Sabrina risponde anche di concorso in soppressione di cadavere per aver ordinato al marito di gettare nella cisterna il corpo della 15enne. L'omicidio di Sarah, secondo i magistrati, è stato compiuto nell'abitazione dei suoi zii «in assenza di Michele».

Sabrina Misseri e Cosima Serrano si sono avvalse questa mattina della facoltà di non rispondere all'udienza di convalida del provvedimento cautelare eseguito nei giorni scorsi, con le accuse di concorso in omicidio volontario e soppressione di cadavere, per la morte di Sarah. Da quanto si è appreso, le due donne hanno seguito la strategia difensiva suggerita dai rispettivi legali difensori. All'udienza era presente, oltre al gip di Taranto, Martino Rosati, il procuratore aggiunto, Pietro Argentino, il pubblico ministero Mariano Buccoliero e il capo della Procura, Franco Sebastio.

Misseri è uscito alle 19.30 di ieri sera. Una piccola folla di curiosi si era radunata davanti ai cancelli del penitenziario di Taranto. Lo zio di Sarah ha lasciato il carcere a bordo di un'auto scortato dai carabinieri.

In un'intercettazione elementi decisivi
Che Michele Misseri non abbia partecipato al delitto della nipote Sarah Scazzi, compiuto secondo l'accusa da Sabrina con il concorso morale della mamma Cosima, il gip lo desume anche da un'intercettazione ambientale captata il giorno prima della confessione del contadino di Avetrana che portò al suo fermo e al ritrovamento del corpo della 15enne. Il gip analizza l'intercettazione nell'ordinanza della scorsa settimana con la quale ha disposto la cattura di Cosima Serrano, moglie di Michele Misseri.

Dice l'uomo in una frase tradotta dal dialetto: «Mi dispiace per la mia famiglia se vanno... (incomprensibile, ndr) io adesso li scoprirò... cosa vogliono dire, dicano quelli... è andata così, che vogliono fare, fanno a tua figlia... io non li credo se uno non fosse voluto andare...». Per il giudice, «il riferimento di tali affermazioni» è «all'omicidio di Sarah ed alla soppressione del suo cadavere», frasi che seguono la convocazione dell'uomo in caserma per il giorno successivo. Dalle frasi - ragiona il giudice - si comprende che «l'evento doloroso riguardava la propria famiglia ('mi dispiace per la mia famiglia') e che, fino ad allora, era stato tenuto nascosto ovviamente per proteggerla ('io mò li scoprirò'). E si capisce pure che la sua scelta non è condivisa dagli altri componenti di essa ('cosa vogliono dire, dicano quelli... è andata così').

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