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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 08:38.

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Utilizzare i cellulari potrebbe aumentare il rischio di sviluppare alcune forme di tumori al cervello e chi ne fa uso dovrebbe prendere in considerazione metodi per ridurre l'esposizione alle radiazioni elettromagnetiche che emettono. L'Organizzazione mondiale della Sanità fa marcia indietro, dopo avere dichiarato per anni che non esistevano prove che i campi elettromagnetici a radiofrequenza potessero aumentare il rischio di tumori.

In una conferenza stampa convocata ieri sera a Lione presso l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (www.iarc.fr) l'Oms si è fatta portavoce del «cambio di classificazione» deciso dallo Iarc. Dopo che un gruppo di lavoro di 31 ricercatori di 14 Paesi ha esaminato per una settimana le prove portate da tutti gli studi scientifici disponibili, l'agenzia Onu ha deciso di classificare i campi magnetici a radiofrequenza - che comprendono le radiazioni elettromagnetiche generate da telefoni cellulari, ma anche quelle emesse da radar e microonde, radio e televisioni - come «forse cancerogene». La classificazione dello Iarc suddivide gli agenti in cinque categorie: cancerogeno; probabilmente cancerogeno; forse cancerogeno (quando vi sono prove limitate che vi possa essere un maggiore rischio di cancro sia in studi sull'uomo sia negli animali); non classificabile (in genere per assenza di prove); probabilmente non cancerogeno.

In particolare il direttore dello Iarc e gli altri esperti presenti alla conferenza stampa hanno detto che il cambio di classificazione, cui sono giunti quasi all'unanimità, è basato su studi epidemiologici e su animali, e soprattutto sui due più grandi studi epidemiologici condotti nell'ultimo decennio che hanno mostrato che chi usa i telefoni cellulari - cinque miliardi di persone nel mondo - può avere un maggiore rischio di sviluppare il glioma, un cancro del cervello e il neurinoma acustico (tumore del nervo acustico). Una di queste ricerche ha preso in esame 13mila utilizzatori di telefonini per oltre 10 anni.

Alle domande dei giornalisti, i ricercatori hanno precisato che non sono in grado di fornire una quantificazione di questo rischio perché servono ulteriori indagini, né di formulare indicazioni per i Governi, perché non è compito loro. Hanno però sottolineato come Paesi come la Francia abbiano già sviluppato delle linee guida per ridurre l'esposizione a tali radiazioni. Gli esperti hanno anche affermato di non avere a disposizione gli strumenti per dare suggerimenti agli utenti su come proteggersi, ma che l'esposizione si riduce stando meno tempo al telefono, usando l'auricolare o mandando sms invece di chiamare. A chi chiedeva se anche i ripetitori posti sui tetti delle case o su antenne presentassero rischi, i ricercatori hanno risposto che pure questi apparecchi emettono le onde ora classificate come «forse cancerogene», ma che l'esposizione che producono sarebbe di cinque ordini di grandezza inferiore rispetto all'uso di un telefono portatile. Il meccanismo di cancerogenicità non è ancora noto: non trattandosi di radiazioni ionizzanti - hanno spiegato - non può essere dovuto a rotture di atomi o molecole, ma ci sarebbero prove iniziali di citotossicità. In generale gli scienziati hanno sottolineato come vi siano ancora molti elementi da valutare e molte incertezze, e come sia perciò necessario proseguire con la ricerca per giungere a una maggiore chiarezza.

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