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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 13:50.

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Paolo Berlusconi (Fotogramma)Paolo Berlusconi (Fotogramma)

Il gup di Milano Stefania Donadeo ha deciso di rinviare a giudizio Paolo Berlusconi con l'accusa di ricettazione, concorso in rivelazione del segreto d'ufficio e millantato credito. Il processo a carico del fratello del premier riguarda la pubblicazione, il 31 dicembre 2005, sul quotidiano il Giornale, di cui Paolo Berlusconi è editore, tra l'allora segretario del Ds, Piero Fassino, e l'allora numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, sulla tentata scalata di Unipol a Bnl. In quella telefonata Fassino esultava di fronte alle notizie riportate da Consorte sull'operazione («Abbiamo una banca» ndr). La pubblicazione della stessa telefonata avvenne quando il testo non era ancora nemmeno stato trascritto nell'ambito dell'inchiesta della procura di Milano sull'operazione. Il processo a carico di Paolo Berlusconi si aprirà il 4 ottobre prossimo davanti ai giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano.

Secondo quanto si legge nell'avviso di conclusione delle indagini notificato agli indagati il 25 ottobre dell'anno scorso, Roberto Raffaelli, l'imprenditore che era capo della Rcs, società che forniva alla Procura le attrezzature per le intercettazioni, avrebbe rivelato il contenuto di una intercettazione di una telefonata tra Fassino e Consorte («Abbiamo una banca») ad altre due persone, tra cui l'imprenditore Fabrizio Favata.

Queste, a loro volta,avrebbero rivelato la conversazione a Paolo Berlusconi che, ricevuto il nastro della telefonata su una «pen drive», lo avrebbe girato al quotidiano «Il Giornale». Secondo la ricostruzione del pm, la rivelazione del segreto sarebbe avvenuta in favore di «Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio in carica».

Nell'avviso di conclusione delle indagini il premier risulta parte lesa per il tentativo di estorsione messo in atto dall'imprenditore Fabrizio Favata, che «mediante contatti telefonici e personali con l'avvocato Ghedini Niccolò» e con un collaboratore del suo studio, aveva minacciato «di denunciare all'Autorità Giudiziaria» o «di riferire a testate giornalistiche» la vicenda del passaggio di mano del nastro per ottenere in cambio del denaro.

La replica di Paolo Berlusconi
«È mia ferma intenzione agire con tutte le mie forze per dimostrare la mia estraneità a tutta quanta questa vicenda e naturalmente assumerò ogni necessaria iniziativa, innanzi a tutte le competenti sedi giudiziarie, nei confronti di coloro che hanno infangato il mio nome e quello della mia famiglia, indicandomi come autore di reati di cui invece sono stato vittima inconsapevole». Lo ha detto Paolo Berlusconi dopo la decisione del Gup di Milano di rinviarlo a giudizio per l'inchiesta sull'intercettazione telefonica tra Piero Fassino e Giovanni Consorte sulla tentata scalata di Unipol a Bnl quando ancora era coperta da segreto d'ufficio e neppure allegata agli atti.

«Prendo atto con estremo rammarico che il Gup di Milano ha disposto il mio rinvio a giudizio in relazione ai fatti contestatimi - ha osservato -. La serena lettura delle carte processuali poteva e doveva già in questa sede condurre alla mia assoluzione, essendo palese che tutto sia imperniato su dichiarazioni e illazioni destituite di ogni logica e fondamento, esternate da chi, abusando della mia buona fede e disponibilità d'animo, ha di fatto perpetrato i reati a me addebitati».

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