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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 17:57.

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La tennista cinese Na Li (Epa)La tennista cinese Na Li (Epa)

Un anno fa gli appassionati di tennis italiani osservavano increduli l'improvvisa ascesa parigina di Francesca Schiavone. Una giocatrice che aveva regalato più di una soddisfazione ai suoi connazionali, così poco avvezzi ai frutti della gloria tennistica, ma che certo nessuno immaginava con lo scettro di regina di Francia. La Leonessa, com'è noto, stravolse ogni pronostico.

Mandò in tilt, una dopo l'altra tutte, le amazzoni-robot che trovò sulla sua strada e se ne volò agile e leggera, quasi con naturalezza, sulla vetta dell'Olimpo della racchetta. Oggi la ritroviamo, ancora pronta a sorprenderci, a un passo dal bissare l'impresa. Pare giusto ricordare, a tale proposito, che è addirittura necessario tornare ai tempi di Nicola Pietrangeli per ritrovare un azzurro capace di simili gesta. E non è finita: nell'intera era Open soltanto cinque giocatrici sono riuscite a conquistare due volte di fila il titolo del Roland Garros e stiamo parlando di divinità tennistiche quali Margaret Smith-Court, Chris Evert, Steffi Graf, Monica Seles e Justine Henin.

Francesca, dunque, si trova ancora una volta a un passo dalla storia. Ma, in questa occasione, non è l'unica a lottare per scrivere il proprio nome negli annali del tennis. Dall'altra parte della rete ci sarà, infatti, Na Li, o meglio, come vuole la tradizione cinese di anteporre il cognome al nome di battesimo, Li Na. Un'avversaria che vorrebbe diventare la prima tennista del Celeste Impero ad alzare la coppa di un torneo dello Slam. La storia, insomma, domani chiamerà entrambe. Ma chi è la rivale della Leonessa che questa volta parte, non foss'altro che in qualità di campionessa in carica, come favorita?

Incominciamo con il dire che, per quanto non sia una delle super-big del circuito, Li Na non è affatto una sconosciuta per gli affezionati di tutto il mondo. Anzi, è un'atleta abituata, forse sarebbe meglio dire destinata, ad avere a che fare con la storia. Prima cinese ad entrare nella top 20 e poi nella top 10 del ranking mondiale, prima tra i suoi numerosi connazionali nell'accedere ai quarti, in semifinale e, quindi, in finale in un Major e prima anche nel vincere un torneo Wta.

Una lunga strada ha percorso la dolce Na dalla città natale di Wuhan, capitale dell'Hubei e uno tra i centri più popolosi della Cina Centrale, nei pressi della confluenza del Fiume Azzurro con il Fiume Han. Un cammino fatto anche di infortuni e di incidenti di percorso come, per esempio, il divorzio (professionale ma non sentimentale) dal marito-allenatore che, dismessi i panni del coach, è sempre al suo fianco in qualità di consorte. Ma la proverbiale pazienza orientale alla fine dà i suoi frutti. E allora, ecco la nostra Li Na che arriva, a 29 anni suonati, all'ultimo gradino di uno Slam per ripetere l'impresa appena quattro mesi più tardi. Caratteristica che ricorda da vicino la parabola della Schiavone, vincitrice del primo Major alla soglia dei 30 anni. Per nessuna delle due, oltretutto, il successo è stato una fiammata passeggera e la sfida di domani serve a ricordarcelo…

Alta 1,72 , simpatica ed estroversa, la nostra asiatica sembra nata per smentire tutti gli stereotipi sugli orientali che, nella vulgata, dovrebbero essere sempre concentratissimi, freddi, riservati fino alla timidezza e, nel caso dei cinesi, anche piccolini.
«Io arrivo sempre prima» dichiarava raggiante dopo aver sconfitto Caroline Wozniaki a Melbourne ed essersi qualificata per la finale. Questa è Li Na, sempre pronta alla battuta, sorridente, in una parola irresistibile per il pubblico che, spesso, finisce per adottarla. Sincera e generosa, è famosa anche per le ripetute donazioni dei prize money guadagnati sul campo in favore dei connazionali colpiti dal terribile terremoto del 2010 oppure agli orfanotrofi della sua città.

Sul piano tecnico, gioca un tennis molto regolare ma non è priva di soluzioni alternative. Tatticamente molto intelligente, non è una macchina assassina come molte delle sue colleghe. Per questo è in grado di variare i colpi mettendo in crisi le avversarie. Non essendo un robot, insomma, deve saper ricorrere ad altre armi tra le quali non mancano grande mobilità, tenacia e straordinarie capacità di recupero. Nella concentrazione e nella determinazione, almeno in questo, risponde all'immagine classica dell'orientale.

Tali caratteristiche la avvicinano molto a Francesca. Entrambe giocano con il cuore e con il cervello prima che con i muscoli. Certo, Li Na si trova molto bene con le tenniste che tentano inutilmente di seppellirla a suon di bordate e molto meno con quelle che variano ritmo ed effetto della palla. Da questo punto di vista con la Schiavone sarà meno a suo agio che con la Sharapova, ma la Leonessa dovrà stare molto attenta perché anche la cinese è decisamente più completa e combattiva della Bartoli.
Un'ultima curiosità: la finale di domani sarà la seconda più anziana di sempre (dopo il classico Evert- Navratilova del 1986) al Roland Garros. In fondo ha ragione Francesca, che parlando delle veterane del tennis, ha detto:«Siamo come il vino, invecchiando miglioriamo».

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