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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2011 alle ore 16:35.

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Su un punto sembrano andare tutti d'accordo: non ripetere gli errori del Pd trasformando lo strumento in un boomerang. Ma, sulla ricetta da seguire e soprattutto sui tempi, nel Pdl prevalgono le divisioni. Così, sul ricorso alle primarie, c'è chi, come il governatore Roberto Formigoni, vorrebbe accelerare e introdurle «in tempi rapidissimi per eleggere i coordinatori cittadini e provinciali». E chi come il neosegretario politico del Pdl, Angelino Alfano, sposa lo strumento «per l'elezione del segretario nazionale come del segretario cittadino», ma spinge in questa fase per celebrare celermente i congressi. E voi che ne pensate delle primarie?

Cicchitto frena: bene lo strumento ma prima le regole
Insomma, dopo l'apertura del premier, nel partito il dibattito sulle primarie si infiamma con la vecchia guardia disponibile ad abbracciare lo strumento, ma impegnata a ribadire i paletti fissati dal premier. Lo dice a chiare lettere Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, che sollecita una regolamentazione magari «facendo un album a cui ci si iscriva un anno prima della loro indizione». Un po' come avviene oltreoceano dove si è andato diffondendo un modello di consultazione intermedia che consente il voto anche ai cittadini non iscritti al partito, ma potenzialmente sostenitori dei suoi candidati. Una partecipazione assicurata dall'iscrizione a un registro che può avvenire in qualità di aderente o indipendente.

Il premier preoccupato per l'effetto boomerang
Un accorgimento ben presente a Silvio Berlusconi che, non a caso, nella sua timida apertura di qualche giorno fa, ha lanciato l'idea di un registro anti-infiltrati per evitare incidenti e strumentalizzazioni. Troppo fresco è il ricordo delle primarie-boomerang per il Pd a Napoli e a Milano e Berlusconi non vuole che ciò accada anche in casa sua. Tanto più che la Lega non si è ancora espressa al riguardo e dunque il premier vuole andarci molto cauto.

I distinguo sullo strumento a via dell'Umiltà
Non tutti comunque nel Pdl difendono questa strada. Non lo fa la deputata bolzanina, Micaela Biancofiore, che definisce le primarie senza mezzi termini «un assist alla sinistra». E non le sostiene nemmeno l'ex ministro Claudio Scajola che oggi, in un'intervista a Repubblica, ha ribadito le sue perplessità. «Non sono un entusiasta, non sono convinto che le primarie si adattino al carattere degli italiani. Lo considero uno strumento complicato e facilmente taroccabile. Sono uno strumento ma non sono il migliore».

Scajola vuole rottamare il Pdl e lancia l'amo a Fli e Udc
Ciò che l'ex ministro vorrebbe invece fare, e anche rapidamente, è rottamare il Pdl partendo dal nome e dal simbolo per costruire un percorso di lungo respiro, «un partito dei moderati, una casa che riunisca tutti quelli che in questi anni si sono allontanati». Un appello, insomma, a finiani e a centristi che però non trova molte sponde tra i diretti interessati fatta eccezione per l'ex viceministro, Adolfo Urso, favorevole al progetto. Lo bocciano invece il centrista Enzo Carra, che liquida con una punta di sarcasmo la proposta («noi dell'Udc in case pagate da ignoti non vogliamo abitarci»). E un secco no arriva da Fabio Granata, uno dei falchi di Fli. «Il centrodestra berlusconiano non vedrà mai un nostro ritorno all'ovile». Ma un netta bocciatura arriva anche dallo stesso Pdl. Che accoglie l'idea di una casa comune dei moderati, ma rimanda al mittente il progetto di rottamare il Pdl. «Il partito va rinnovato non smontato», taglia corto Cicchitto.

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