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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2011 alle ore 06:35.

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L'Italia non è l'unico Paese europeo che punta a modificare il proprio assetto tributario. In molti Stati dell'Unione il cantiere è già aperto anche perché la riforma fiscale è vista come una leva per accelerare la ripresa economica e aumentare i livelli di occupazione. Germania e Spagna si sono mosse di recente con misure da poco entrate in vigore o che stanno per andare a regime. Mentre Francia e Regno Unito si preparano a riforme più strutturate. Nel primo caso si aspetta l'approvazione parlamentare (prevista entro la fine dell'estate) di un progetto che fa leva soprattutto sulla patrimoniale. Nel secondo sono stati annunciati tagli alle aliquote delle imposte sulle grandi multinazionali per arginarne la fuga. Ma vediamo nel dettaglio.
I cambiamenti sulle società
La Germania è intervenuta nell'anno di imposta 2010 con un aumento di un punto percentuale della sovrattassa comunale dovuta dalle persone giuridiche (passata dal 14 al 15%) e con l'introduzione di una nuova aliquota del 42% (al posto della precedente al 45 per cento) per le persone fisiche con redditi imponibili compresi nella fascia tra 53mila e 151mila euro.
Sempre nell'anno di imposta 2010, la Spagna ha introdotto un'aliquota del 25% (la precedente era del 30%) per le piccole imprese con ricavi imponibili fino a 120mila euro. La misura è stata finanziata con un aumento dell'aliquota Iva standard salita dal 16 al 18 per cento.
Rendite nel mirino
In Francia il governo aveva già abolito dal 2010 la taxe professionelle: era l'equivalente della nostra Irap e, anche Oltralpe, era stata fonte di polemiche e contenzioso sui soggetti obbligati a pagarla. Ora con il progetto di riforma varato dal Consiglio dei ministri e passata all'esame del Parlamento, il governo modifica radicalmente l'«imposta sulla fortuna» (Isf) che colpisce il patrimonio (mobiliare e immobiliare).
Attualmente l'Isf prevede sei diversi scaglioni di imposizione con altrettante aliquote (si va dallo 0,55% per i patrimoni fino 1,24 miliondi di euro fino all'1,8% se il valore supera 16,02 milioni). L'imposta, finora, ha fruttato mediamente alle casse dello Stato circa 4,5 miliardi di euro all'anno. Secondo l'amministrazione finanziaria, la quota maggiore (57,8%) deriva dagli scaglioni “intermedi” mentre i patrimoni superiori a 16 milioni di euro hanno creato gettito pari a 822 milioni.
Lo scopo della riforma è di tassare i redditi derivati dal patrimonio e non la loro detenzione, come ad esempio la plusvalenza derivante dalla vendita dell'abitazione principale (finora esente). Il nuovo regime sarà graduale. Prima la soglia minima di applicazione salirà da 800mila a 1,3 milioni di euro. Poi, dal periodo d'imposta 2012, si arriverà a sole due aliquote: 0,25% per il primo scaglione compreso tra 1,3 milioni e 3 milioni di euro; 0,50% per il secondo scaglione oltre i 3 milioni di euro.

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