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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 20:05.

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«Non ci sottometteremo mai, è impossibile sconfiggere un popolo in armi»: lo ha dichiarato il leader libico Muammar Gheddafi in un messaggio audio trasmesso dalla televisione di Stato di Tripoli. «Sono vicino ai luoghi bombardati ma resisto ancora, non abbiate paura, avanti, avanti!», ha continuato Gheddafi, lanciando un appello alla resistenza in un breve discorso durato circa nove minuti.
«Non abbiamo che una sola alternativa: rimanere nel nostro Paese fino alla fine. Morte, vita, vittoria, che cosa importa: non lasceremo il nostro Paese, non lo venderemo, non ci sottometteremo», ha proseguito il rais, affermando di «non pensare alla vita o alla morte, ma solo a fare il mio dovere».
Il Colonnello ha annunciato che «il popolo libico marcerà su tutte le regioni in cui si trovano le bande armate per disarmarle senza uccidersi l'un l'altro», e ha lanciato un appello per una "marcia del milione" verso le zone ribelli nell'est del Paese e nelle montagne berbere a sud della capitale.
«I vostri aerei e le bande armate da voi sostenute non ci fermeranno nella nostra marcia per liberare il Paese: siamo più forti dei vostri missili e dei vostri aerei, e la voce del popolo libico è più forte delle vostre esplosioni», ha concluso Gheddafi, rivolgendosi ai Paesi che partecipano alle operazioni in Libia: «Questa battaglia ci è stata imposta, non ne facevano parte».
Obama e Merkel: il rais vicino alla sconfitta
In una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il cancelliere tedesco Angela Merkel, Obama ha detto che in Libia «c'è una inesorabile tendenza a vedere le forze del regime arretrare e ad essere ostacolate».
Il presidente ha ricordato che quella in corso in Libia è una operazione della Nato con l'obiettivo di proteggere le popolazioni civili minacciate dal regime. Risultati positivi sono già stati ottenuti a Bengasi, «dove si è messo un termine alla minaccia del regime», e anche a Misurata, «dove le forze di Gheddafi sono state respinte».
Nuove esplosioni a Tripoli
Nuove esplosioni intanto hanno scosso Tripoli dopo il messaggio audio di Muammar Gheddafi. Lo riferiscono testimoni.
La figlia di Gheddafi fa causa alla Nato
Aisha, figlia del leader libico Muammar Gheddafi, ha intentato una causa contro la Nato presso la Procura federale belga, accusando l'Alleanza di "crimini di guerra": lo hanno reso noto i legali della donna. La causa - tecnicamente contro ignoti - riguarda il bombardamento del 30 aprile scorso nel quale sarebbero rimasti uccisi uno dei figli di Gheddafi, Seif al Arab, e tre nipoti; la causa sottolinea come l'obbiettivo colpito non fosse «né un posto di comando né un centro di controllo militare, ma un'abitazione civile». La scelta di Bruxelles come foro competente deriva dal fatto che la Nato vi ha la propria sede principale.
La Germania addestrerà i ribelli
Il governo tedesco invierà emissari a Bengasi per contribuire all'addestramento delle forze di sicurezza dei ribelli. Lo ha annunciato il cancelliere tedesco Angela Merkel nella conferenza stampa alla Casa Bianca seguita alla prima sessione di incontri bilaterali con il presidente Barack Obama. Merkel è in visita di stato a Washington.
6.500 profughi in Tunisia nelle ultime 24 ore
Circa 6.500 libici hanno lasciato il Paese e sono entrati in Tunisia nelle ultime 24 ore. Lo ha rivelato il ministro della Difesa tunisino, Mokhtar Ben Nasser, spiegando che l'esodo massiccio è dovuto all'intensificarsi dei raid aerei della Nato negli ultimi giorni. Per il ministero dell'Interno di Tunisi, sono oltre 70mila i libici che hanno lasciato il Paese dall'inizio delle rivoluzione.
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