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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 17:43.

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(Ansa)(Ansa)

«Mi trovo in un posto in cui non potete raggiungermi». Il colonnello libico Muammar Gheddafi, dato per morto e poi per ferito, torna a farsi vivo in un messaggio audio diffuso dalla tv di Tripoli in cui afferma di essere in un posto dove non può essere raggiunto. Il Colonnello ha anche condannato il bombardamento di giovedi sul suo rifugio-bunker Bab al Azizia.

Il leader libico «molto probabilmente è fuori da Tripoli e anche ferito». Così invece il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che riporta le affermazioni fatte dal vescovo di Tripoli, Martinelli «che tendo ad accreditare come credibili». Il portavoce del regime libico, Ibrahim Moussa, ha però smentito che Gheddafi sia ferito e si trovi lontano da Tripoli, come aveva riferito poco fa nel corso di un convegno, il capo della Farnesina, Franco Frattini. Lo ha reso noto la televisione panaraba al-Arabiya. Ma se Gheddafi finora non ha dato prove di essere in buona
salute, lo stesso Dipartimento di Stato Usa in serata ha detto che gli Stati Uniti non dispongono di nessun elemento che permetta di affermare che il leader libico, sarebbe stato ferito. «Ci sono delle informazioni sulla stampa secondo le quali (Gheddafi) è stato ferito. Da parte nostra, non
abbiamo visto nulla per confermare tali informazioni», ha
dichiarato il portavoce, Mark Toner, in un incontro con la stampa.

Prosegue senza soste l'operazione militare nato Unified Protector. Distrutte, nelle ultime ore, cinque postazioni radar, undici sistemi missilistici terra-aria, tre lanciamissili bm21s, due mezzi di artiglieria e vari depositi di munizioni. Almeno 16 presunti civili, poi, sono rimasti uccisi nel raid Nato a Brega, nell'est della Libia. I canali tv libici Al-Libya e Al-Jamahiriya hanno fornito lo stesso bilancio dell'attacco anche se non può essere verificato da fonti indipendenti. Al-Libya ha riferito che il raid della Nato è avvenuto nella notte fra giovedì e venerdì e che avrebbe provocato «decine di feriti». Secondo gli insorti, la maggior parte dei civili ha lasciato la città di Brega dall'inizio dei combattimenti tra i ribelli e le forze del colonnello. Il primo aprile, nove insorti e quattro civili sono morti a causa del fuoco amico della Nato a est del porto di Brega, mentre il 7, un nuovo raid delle forze internazionali ha provocato almeno quattro vittime tra Brega e Ajdabiya.

Il bilancio dei bombardamenti operati dagli aerei Nato e dei paesi che fanno parte della coalizione è stato reso noto poche ore fa dal tenente colonnello Mike Bracken, portavoce dell'alleanza, che questo pomeriggio ha incontrato la stampa al comando interforze nato di Bagnoli, a Napoli.

«Grazie ai nostri raid aerei - ha spiegato l'ufficiale -, nella città natale di Gheddafi, Sirte, sono stati distrutti numerosi depositi di munizioni e di blindati, riducendo, così, la capacità delle truppe leali al raìs di sferrare attacchi e, quindi, di svolgere operazioni belliche». La Nato, alla luce anche delle recenti polemiche relative al presunto mancato soccorso di un barcone di migranti, ha voluto sottolineare come tutte le unità presenti nel teatro operativo, seguano quanto previsto dalla convezione Solas (sicurezza delle vite umane in mare), e pronte ad offrire aiuto ai natanti in eventuale difficoltà. «I capitani delle nostre navi - ha concluso Bracken -, si atterranno al diritto internazionale e all'obbligo di fornire assistenza a qualunque nave risulti in difficoltà. la Nato, inoltre, sta cooperando con le autorità navali dei paesi vicini e con la marina mercantile, allo scopo di individuare ed assistere navi in difficoltà ogni qualvolta questo si renda necessario».

Sul fronte più politico, invece, è intervenuta Carmen Romero, viceportavoce del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che in videoconferenza da Bruxelles ha chiarito: «Il segretario ha avuto contatti con i delegati del Cnt (consiglio di transizione nazionale), su proposta di questi ultimi. Rasmussen ha già incontrato il leader del comitato a latere dell'incontro tenutosi a doha nei giorni scorsi».

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