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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 19:00.

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Non ci sarà alcuno spacchettamento dell'Anas a favore delle Regioni. Il Governo, attraverso il ministro Altero Matteoli, ha infatti bocciato la proposta di legge della Lega Nord che prevede la regionalizzazione del capitale dell'Anas e il pedaggiamento di tratte come la Salerno-Reggio Calabria e il grande raccordo anulare di Roma. Lo stop è arrivato con una nota ufficiale in commissione Ambiente della Camera che sta per votare il testo a prima firma del capogruppo del Carroccio, Marco Reguzzoni.

La pdl trasferisce il capitale dall'Economia alle Regioni
La proposta di legge prevede il trasferimento della titolarità delle azioni dell'Anas dal ministero dell'Economia alle Regioni, secondo un criterio di ripartizione basato sul numero delle auto immatricolate e non dei chilometri di strade gestite. Con il risultato che alle regioni del Nord vengono trasferite quote maggiori di capitale (alla Lombardia il 19,18%, alla Sicilia il 5,32% e alla Campania il 4,87%). Il testo Reguzzoni stabilisce poi che l'Anas costituisca delle ulteriori società sub-concessionarie, a cui possono partecipare anche i privati e alle quali affidare la gestione delle strade o delle autostrade assoggettabili a pedaggio reale o figurativo (il cosiddetto «shadow toll»).

Il Governo: solo lo Stato può assicurare una rete viaria omogenea
Nella nota inviata in commissione, il ministero delle Infrastrutture esprima innanzitutto una «riserva di carattere generale» alla proposta di legge, dopo di che elenca i motivi della contrarietà. La prima «osservazione» di Matteoli è che c'è tuttora «la necessità di mantenere in seno allo Stato le competenze riferite alla gestione della rete viaria (esempio reti Ten) che, per caratteristiche e funzionalità, non può essere devoluta a una società strutturata su base regionale con composizione azionaria ripartita per regioni, portatrici di interessi che si sviluppano in ambiti territoriali definiti». Poi c'è «l'esigenza di assicurare una attività omogenee in materia di viabilità, avendo riguardo agli interessi della collettività nazionale» anche perchè «il trasferimento delle scelte operative di gestione della rete nazionale da parte di una società strutturata su base regionale potrebbe non comportare una adeguata ed uniforme gestione delle tratte stradali ricadenti nei diversi ambiti territoriali».

Nel mirino anche il criterio: inappropriata ripartizione basata sulle immatricolazioni
Nella nota si osserva anche che la legge non sarebbe «coerente», con quella parte del federalismo fiscale che riguarda le «misure di rimozione degli squilibri», anche infrastrutturali, e il cui decreto attuativo è stato approvato appena due settimane fa in Parlamento. La nota va oltre e contesta il «criterio di ripartizione per quote basato sul numero delle immatricolazioni dei veicoli» che «non sembra possa ritenersi appropriato» in quanto «non è di per sé indicativo dell'attività di gestione delle infrastrutture stradali e sarebbe naturalmente fonte di sperequazione». Semmai andrebbe considerato il numero di chilometri di strade presenti in ciascuna regione.

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