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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 11:45.

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Frattini richiama dal Brasile l'ambasciatore italiano. Battisti: non è un trionfo, rispetto istituzioni e vittime. Nella foto il sit in di protesta, del movimento Giovine Italia, di fronte l'ambasciata del Brasile in piazza Navona a Roma, contro la decisione della Corte del Brasile sulla negata estradizione del terrorista Cesare Battisti (Ansa)Frattini richiama dal Brasile l'ambasciatore italiano. Battisti: non è un trionfo, rispetto istituzioni e vittime. Nella foto il sit in di protesta, del movimento Giovine Italia, di fronte l'ambasciata del Brasile in piazza Navona a Roma, contro la decisione della Corte del Brasile sulla negata estradizione del terrorista Cesare Battisti (Ansa)

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha deciso il richiamo temporaneo a Roma, per consultazioni, dell'Ambasciatore a Brasilia, Gherardo La Francesca, dopo la decisione del Tribunale supremo federale brasiliano che ha negato l'estradizione di Cesare Battisti. La Farnesina lo ha reso noto con un comunicato. «Il richiamo -si legge nella nota del ministero degli Esteri - è stato deciso per approfondire, insieme alle altre istanze competenti, gli aspetti tecnico-giuridici relativi all'applicazione degli accordi bilaterali esistenti, in vista delle iniziative e dei ricorsi da esperire in merito nelle sedi giurisdizionali internazionali».

Intanto, Battisti ha rotto il silenzio: «Non voglio che questi momenti siano visti come la celebrazione di un trionfo: è necessario rispettare le istituzioni e le famiglie» delle vittime, ha detto Battisti in partenza da Brasilia, secondo quanto riporta il giornale brasiliano "Estado de S.Paulo".

Frattini nega che il richiamo preluda a un ritiro del diplomatico
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha negato che il richiamo preluda a un ritiro del diplomatico. Interpellato dai giornalisti a Trieste a margine di un incontro dei ministri dell'Ince (Iniziativa centro europea), il ministro ha detto: «No, prelude alla valutazione della situazione». E ha aggiunto: «Abbiamo detto che dovremo lavorare per un ricorso internazionale alla Corte dell'Aja. Vogliamo sapere in che atmosfera si è svolta questa procedura giudiziaria che ovviamente ci ha profondamente deluso e vogliamo capire quali sono, anche ad avviso dell'ambasciatore, i passi migliori da compiere. L'ambasciatore ha avuto degli avvocati brasiliani molto validi che ci hanno sostenuto e che ci daranno dei consigli», ha concluso Frattini.

Una decisione politica, quella brasiliana, non giuridica
Sulle responsabilità della Farnesina, il ministro ha precisato che «ovviamente tutti sanno che quello che non abbiamo potuto ottenere per via di un ricorso giudiziario nazionale, lo potremo ottenere per un ricorso giudiziario internazionale. Quello che mai avremmo potuto e dovuto fare, e non l'ha fatto il Capo dello Stato e men che meno lo fa il governo, è una pressione indebita su quel governo». Il titolare della Farnesina ha detto che è stata «rispettato l'autonomia del Brasile, abbiamo auspicato una decisione serena delle autorità brasiliane e invece c'è stata una decisione politica e non giuridica. E di fronte a questo non c'è diplomazia che tenga».

Manifestazione dinanzi all'ambasciata con il ministro Meloni
Alcune decine di manifestanti si sono riuniti dinanzi all'ambasciata brasiliana, a Roma, in una protesta organizzata dalla Giovane Italia per contestare la liberazione dell'ex terrorista italiano decisa dalla Corte suprema in Brasilia. Protesta che ha visto l'adesione di Riva Destra e la partecipazione del ministro delle Politiche giovanili, Giorgia Meloni. «Vergogna», «Battisti vattene in galera», «Cesare Battisti è solo un assassino» gli slogan dei manifestanti. «Sono decine e decine i cittadini brasiliani - ha detto il ministro Meloni - che sulle nostre pagine Facebook ci hanno scritto per esprimere l'indignazione nei confronti della scelta del loro governo». E ha invitato «questi cittadini brasiliani a organizzarsi per far sentire la loro indignazione dandoci così una mano». Per la Meloni infatti «la nostra non è una battaglia contro il popolo brasiliano, ma è una battaglia di giustizia nei confronti di alcune istituzioni del governo di Brasilia che non stanno riconoscendo trattati bilaterali di amicizia».

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