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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 08:36.

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Si è conclusa come peggio non poteva la vicenda di Cesare Battisti, il terrorista italiano condannato all'ergastolo, fuggito prima in Francia e poi in Brasile. La Corte suprema del Paese sudamericano ha negato l'estradizione al terrorista condannato per l'omicidio, negli anni Settanta, di quattro persone, due nello stesso giorno a tre ore di distanza l'uno dall'altro, durante tentativi di rapina.

Il Brasile, con l'ultima istanza del presidente Lula, l'ultimo giorno di mandato, e la decisione confermata dal successore Dilma Roussef, aveva negato l'estradizione. La Corte Suprema ha confermato la decisione. Da ieri Cesare Battisti è un uomo condannato per quattro omicidi ma libero. Sottoscriviamo in pieno le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: una decisione deplorevole che lede gli accordi e l'amicizia tra Italia e Brasile. La signora Roussef, che ha parlato di decisioni da rispettare, lasci decidere a noi quali sentenze possono essere criticate e appellate in ogni sede. Il Governo non demorda. Attivi tutte le vie giuridiche e diplomatiche. Ricorra - come ha annunciato - al Tribunale dell'Aja. Dia un segnale alle famiglie delle vittime e al senso di giustizia di questo Paese.

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