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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2011 alle ore 15:00.

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Tayyip Erdogan (Reuters)Tayyip Erdogan (Reuters)

Domani i turchi vanno alle urne per rinnovare il Parlamento. I sondaggi danno per favorito l'AKP, il partito del premier Recep Tayyip Erdogan, al governo dal 2002. A Erdogan non basta però vincere. Per poter riscrivere la costituzione, che è poi il vero nodo di queste elezioni, deve ottenere una vittoria schiacciante che gli dia la possibilità di contare su un'ampia maggioranza. Cosa che sembra comunque scontata. L'Akp è infatti in cima a tutti i sondaggi: dovrebbe conquistare tra i 315 e i 335 seggi su 550. Per avere vita facile, tuttavia, il partito filo-islamico dovrebbe conquistare i due terzi dei seggi in parlamento (367). Il premier ha detto, comunque, che quelle di domani saranno le sue ultime elezioni. Almeno come candidato premier. Il suo nome dovrebbe infatti figurare alle prossime Presidenziali dove cercherà di succedere al suo alleato di lungo corso, Abdullah Gul. A sfidare Erdogan saranno Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito d'opposizione (Chp) e Devlet Bahceli, capo del Partito nazionalista (Mhp).

L'opposizione punta sulla riforme
L'opposizione punta tutto sul rinnovamento e sulle riforme, sperando di uscire rafforzata dalle elezioni e di poter così impedire agli islamici moderati dell'Akp di ottenere la 'super-maggioranza' che darebbe al premier mano libera sulla Costituzione. La missione di 'contenimento' spetta a Kemal Kilicdaroglu, il segretario della principale formazione all'opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp), di orientamento laico e fondato da Musfava Kemal Ataturk. Il Chp guarda così a un elettorato allargato, al quale ha promesso riforme in campo sociale e maggiori aperture alle minoranze, prime fra tutti i curdi e gli aleviti. I sondaggi dicono che il Chp di Kilicdaroglu potrebbe arrivare fino al 30%.

I tre protagonisti delle elezioni
Recep Tayyip Erdogan - Leader del Partito per la giustizia e lo sviluppo, l'attuale premier è al suo secondo mandato, essendo al potere dal 2002. Islamico moderato, Erdogan è considerato l'uomo del cambiamento: nei suo otto anni di governo è riuscito infatti a traghettare la Turchia verso una crescita economica senza precedenti (+8,9% nel 2010), a trasformare Ankara in un perno geopolitico di primaria importanza e a coniugare i valori islamici con quelli democratici: 'un modello turco' che si propone oggi come esempio per i vicini Paesi nordafricani e mediorientali e mira ad ottenere l'ingresso nell'Ue, sfida cruciale per valutare il pieno successo del 'sistema Erdogan'.

Kemal Kilicdaroglu- È il volto nuovo delle prossime elezioni, avendo sostituito alla guida del principale partito d'opposizione - il kemalista Chp, Partito repubblicano del popolo - il leader uscente Deniz Baykal. Nato nel 1948 a Tunceli, nell'est della Turchia, studi economica, ha dato vita ad un poderoso 'svecchiamento' dell'immagine del partito, con un programma di riforme in campo sociale e moltissime donne in lista. La sua missione è recuperare il pessimo risultato delle politiche del 2007 (ottenne il 20,8 per cento dei consensi) e a suo favore si è schierato persino l'Economist.

Devlet Bahceli - Il leader del Partito nazionalista (Mhp) è apprezzato negli ambienti accademici, tanto da essere chiamato in patria il 'Professore'. A metà maggio, tuttavia, l'Mhp è stato travolto dal cosiddetto scandalo dei video illegali, che ha costretto alle dimissioni molti suoi esponenti di spicco, ripresi in pose imbarazzanti con amanti o prostitute. Secondo gli ultimi sondaggi, tuttavia,il partito dovrebbe riuscire a superare l'alta soglia di sbarramento turca del 10%, necessaria per entrare in Parlamento.

Le novità delle elezioni di domani
Urne trasparenti, libertà di propaganda anche in curdo e, soprattutto, la possibilità di candidarsi dall'età di 25 anni: sono le principali novità delle elezioni per il rinnovo del Parlamento turco che si svolgeranno domenica 12 giugno. Quindici partiti, con oltre 7492 candidati, oltre a 203 indipendenti, si contenderanno i 550 seggi della Grande Assemblea Nazionale. Tra le maggiori novità, anche la possibilità di far campagna in lingue diverse dal turco: una misura studiata appositamente per la minoranza curda che, tuttavia, continua a lamentare discriminazioni di ogni genere da parte delle autorità centrali. Tra queste, la messa al bando di 12 candidati indipendenti accusati di avere legami con il Pkk.

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