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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 20:20.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2011 alle ore 10:51.

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Berlusconi e Bossi siglano un patto in vista della verifica. E il Senatur cena con TremontiBerlusconi e Bossi siglano un patto in vista della verifica. E il Senatur cena con Tremonti

Silvio Berlusconi non teme nulla. Né le nuove inchieste che lambiscono figure a lui molto vicine. Né la verifica in programma mercoledì alla Camera (dove il premier, lo ha deciso oggi la conferenza dei capigruppo, prenderà la parola alle 11). Così, davanti al giornalista di Ballarò che lo incalza all'uscita di Palazzo Grazioli, il Cavaliere ostenta sicurezza. «Se mi preoccupano di più i giudici o la tenuta della maggioranza? Non ho paura di nessuno, la maggioranza tiene assolutamente». Lo ripete anche nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri. «Non c'è alternativa a questa maggioranza e a questo governo».

Il pollice verso di Bossi. Maroni: problemi di tenuta? Rimando a Pontida
La stessa domanda sulla tenuta dell'esecutivo rimbalza poi dalle parti di Umberto Bossi e qui, però, la risposta non è così perentoria. Qualcuno chiede infatti al Senatur se il governo andrà avanti. Lui mostra il pollice verso. I cronisti restano spiazzati, ma l'ufficio stampa del ministro si affretta a chiarire. «Quel gesto non era una risposta alla domanda, era rivolto ai giornalisti per dire che non intendeva rispondere ad alcuna domanda». Il dubbio, però, resta in piedi. Né a scioglierlo contribuisce la conferenza stampa a Palazzo Chigi. Berlusconi derubrica il gesto «a un condanna in toto della classe giornalistica». Ma Roberto Maroni, che siede accanto a lui, risponde così quando la giornalista gli gira la domanda. «Rimando a Pontida». Il viso di Berlusconi si contrae in una smorfia. Poi, stringendo il braccio del premier, il ministro aggiunge. «E Berlusconi ascolterà attentamente».

Il Cavaliere in Aula il 22 per la verifica. Il nodo della fiducia
Berlusconi cerca quindi di mostrarsi sereno, anche in vista dell'appuntamento di mercoledì prossimo. Nulla si sa ancora sulla strategia che adotterà la maggioranza, se insomma ci sarà o no un voto di fiducia. Il nodo sarà sciolto la prossima settimana e l'esito sarà legato anche alla decisione dell'opposizione. Il Pd sta ancora studiando le prossime mosse e il capogruppo a Montecitorio, Dario Franceschini, ha fatto sapere che «si riserva di presentare una risoluzione». La maggioranza aspetta e oggi il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha spiegato che si attende di capire se le opposizioni presenteranno un documento o meno. «Se lo faranno, il governo porrà la fiducia.

La rassicurazione del Senatur a bordo dell'Airbus: niente strappi per ora
Insomma, il Cavaliere ha davanti a sé una settimana cruciale. Sa che non arriveranno strappi dal pratone di Pontida e da Umberto Bossi. E ieri il colloquio sull'Airbus, che ha riportato il premier e il Senatur da Milano a Roma, è servito a siglare un patto che dovrebbe consentire alla maggioranza di superare indenne i prossimi ostacoli (da Pontida alla verifica parlamentare). Certo, poi, il Senatur qualcosa dovrà pur assicurarlo al suo popolo. A partire dalla Libia, su cui ieri il ministro dell'Interno ha rimarcato i desiderata leghisti («basta soldi per i bombardamenti») e sul fisco. Dove, però, tutto passa dalle mani di Giulio Tremonti. Per questo, in serata, Bossi si è accomodato a un tavolo del ristorante romano "Celestina ai Parioli" insieme al superministro dell'Economia al quale ha chiesto rassicurazioni sul fronte delle tasse e dell'allentamento del patto di stabilità per i Comuni più virtuosi.

Stamane vertice del premier con Letta, Alfano e Ghedini
Così la tenuta della maggioranza è stata per ora messa al sicuro. Ma Berlusconi, malgrado il chiarimento con Bossi, è apparso a chi l'ha sentito preoccupato per le nuove inchieste che coinvolge personaggi a lui molto vicini (da Luigi Bisignani, figura chiave dell'inchiesta sulla P4, al sottosegretario Gianni Letta, il cui nome è stato fatto dal faccendiere arrestato ieri). E stamane Letta, Alfano e Ghedini sono stati avvistati a Palazzo Grazioli. Probabilmente il premier li ha convocati per fare un punto sugli ultimi sviluppi delle inchieste che hanno sfiorato anche il sottosegretario. Senza contare i timori per l'imminente sentenza sul lodo Mondadori che ha indotto ieri il premier all'ennesimo sfogo al funerale dell'amico Comincioli. «Dove trovo i soldi se mi condannano?». Insomma, Berlusconi si sente nuovamente accerchiato dai giudici e non ha nascosto l'amarezza per i nuovi sviluppi giudiziari. «Cercano di colpirmi attaccando chi mi è vicino».

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