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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2011 alle ore 17:42.

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Roberto Maroni e Umberto BossiRoberto Maroni e Umberto Bossi

Già ieri il volto terreo di Roberto Maroni dopo la conferma di Marco Reguzzoni, bossiano di ferro, alla guida del gruppo leghista alla Camera, aveva lasciato trapelare tutto il disappunto del ministro per lo stop di Umberto Bossi al suo candidato, il bergamasco Giacomo Stucchi. E oggi la guerra tra i maroniani e il cerchio magico, i fedelissimi del capo, continua a colpi di dichiarazioni di fuoco. È lo stesso Senatur ad alimentare la tensione. I cronisti lo intercettano alla Camera per chiedergli conto dell'insoddisfazione del titolare del Viminale. Il numero uno del Carroccio si stizzisce e taglia corto. «Chiedetelo a lui». Poi, davanti all'insistenza di qualcuno, arriva l'affondo. «Peggio per lui», aggiunge il Senatur.

Bossi: non ci sono mai liti dove ci sono io
Quanto basta, insomma, per capire che la tensione a Via Bellerio è ai massimi livelli. Certo poi il Senatur si fa in quattro per non alimentare l'immagine di un partito diviso. «Non ci sono mai liti dove ci sono io», dice ritornando sull'assemblea che ha confermato ieri Reguzzoni. Ma ormai il monolite che Bossi aveva costruito attorno alla sua figura si è sfaldato per lasciare il posto a correnti e lotte intestine. Come quella che Maroni sta conducendo contro l'ala berlusconiana del Carroccio. Bossi, ovviamente, prova a minimizzare le divisioni e, quando i cronisti gli chiedono se nella Lega la situazione sia sotto controllo, si limita a poche battute. «È sotto controllo la base, la base che tiene sotto controllo la Lega, non Maroni».

Il tema della successione non è all'ordine del giorno
E il Senatur resta convinto che la base continui a sostenerlo. Per questo, davanti ai cartelli e agli striscioni che sul pratone bergamasco di Pontida inneggiavano a Maroni premier, il Senatur ha tirato dritto derubricando quell'entusiasmo a semplice folclore. «La gente a Pontida era venuta per me e gridava secessione, non successione», aveva detto appena qualche giorno fa ai giornalisti che provavano a punzecchiarlo su un eventuale avvicendamento con Maroni. «Sono ancora giovane». Una battuta per dire che il tema della successione non è assolutamente all'ordine del giorno nel Carroccio.

Maroni intenzionato a proseguire la sua battaglia interna
Maroni sembra però intenzionato a proseguire la sua battaglia anche se in pubblico si guarda bene dal lanciare ultimatum o affondi verso il "cerchio magico". «Ma quali lotte intestine - ha risposto oggi a chi gli chiedeva di conflitti interni - non ci sono lotte intestine ma solo diversità di opinioni come è giusto che sia, valutazioni diverse ma poi la sintesi viene trovata». Eppure chi era presente ieri all'assemblea del gruppo che ha poi confermato Reguzzoni racconta di un clima tesissimo e di una riunione piena di strappi e al limite dello scontro fisico. Segno che all'ombra del Senatur qualcosa è ormai irreversibilmente cambiato.

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